Gestione Covid-19, chi ha sbagliato paghi!
E così siamo in zona rossa. Giusto o sbagliato? Non sta certo a chi scrive giudicarlo, anche perché non possiede né tutti i dati e né le competenze per avere una fotografia chiara dell’emergenza valdostana. Chi scrive però non può che rilevare l’imbarazzo del Presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, a dover svelare ieri in diretta nazionale che la nostra Regione non è stata neppure capace a trasmettere i dati richiesti. Chi scrive non può rimanere almeno interdetta nell’ascoltare ieri sera su La7 l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, coordinatore dell’emergenza della Regione Puglia affermare che “se una regione non carica i dati o li carica in modo parziale o in ritardo viene automaticamente classificata in zona rossa”.
A questo punto la domanda sorge spontanea: chi doveva caricare da tre settimane questi dati e non lo ha fatto? Chi aveva il compito di controllare che i dati fossero caricati e trasmessi? Domande a cui qualcuno dovrà rispondere e non perché lo chiede chi scrive, ma perché a chiederlo sono oggi chi per due settimane si vede costretto ad abbassare nuovamente le serrande delle proprie attività. A chiederlo sono anche i tanti valdostani stanchi di aspettare risposte che non arrivano.
Semmai una giustificazione dovesse arrivare, spero che non sia: “eravamo occupati a gestire un’emergenza”, perché come ci raccontano quotidianamente medici, infermieri e Oss che lavorano in prima linea in questo momento, quello che manca è una gestione, un serio coordinamento. Sembra che la mano destra non sappia quello che fa la sinistra. Il virus ci ha colti impreparati a marzo, è arrivato come uno tsunami che ha travolto la nostra sanità. L’acqua pian piano si è poi ritirata, ci ha lasciato respirare durante l’estate per qualche mese, per poi tornare ad abbattersi in autunno con la stessa ferocia.
Perché quei mesi di tregua non sono stati utilizzati per fare tesoro dell’esperienza della primavera scorsa e mettere in piedi un serio piano di riorganizzazione? E se quel piano esiste perché non gli è stata data attuazione? Perché si arriva solo ora, quando il sistema appare ormai imploso a rincorrere i problemi? Perché anziché fare appelli alla responsabilità della comunità, giusti peraltro, e condurre ricerche antropologiche sulla “vita comunitaria dei valdostani nelle tavernette”, non si è pensato ad organizzare prima le “microcomunità tampone”, i Covid hotel, il rafforzamento del sistema di contact tracing o ancora a implementare le Usca? Le responsabilità ci sono e vanno imputate, perché così funziona una democrazia. Possiamo ipotizzare siano in capo all’ex Presidente della Regione Renzo Testolin, all’ex Assessore alla Sanità Mauro Baccega, al coordinatore dell’emergenza Luca Montagnani o al Commissario straordinario dell’Azienda Usl Angelo Pescarmona?
Uso una metafora calcistica, perché in Italia sembra essere uno dei pochi ambiti in cui chi sbaglia paga, per dire che se l’allenatore o gli allenatori hanno condannato la propria squadra in fondo alla classifica, vengono esonerati, senza se e senza ma.