Il tramonto dell’Impero, la politica valdostana nelle sabbie mobili

Il giorno dopo la condanna ad Augusto Rollandin a 4 anni e 6 mesi per corruzione la politica invade le redazioni di comunicati stampa. Tante parole ma nessuno sa bene cosa fare, e infatti nessuno fa una mossa. È un paradosso linguistico, un “corto circuito”: i movimenti sono fermi.
Augusto Rollandin
Editoriali

I sudditi esultano: “Le Roi est mort”. Ma, vittime forse della Sindrome di Stoccolma, sanno di non poter ancora intonare “Vive le Roi”. La continuità nella discontinuità – o la discontinuità nella continuità – è una chimera. Il mostro della mitologia greca un po’ leone, un po’ capra e un po’ serpente non si è materializzato. Per ora le parti non rappresentano un unico.

La politica invade le redazioni di comunicati stampa. Tante parole ma nessuno sa bene cosa fare, e infatti nessuno fa una mossa. È un paradosso linguistico, un “corto circuito”: i movimenti sono fermi.

Il giorno dopo la condanna di Augusto Rollandin a quattro anni e sei mesi per corruzione c’è un’aria stranita, in giro. Come straniti sono i politici, anche quelli che per anni hanno sognato di mettere all’angolo l’“Imperatore” e spazzare via una presenza ingombrante, divisiva.

Sentimento comprensibile anche perché il dato di fondo resta: la politica non è riuscita a sconfiggerlo, e forse non ci ha mai neanche provato veramente. Lo ha fatto la magistratura ed ora i movimenti si trovano nel “limbo”, quello cioè di chi ha tanto desiderato una cosa e, una volta ottenuta, non sa bene cosa fare.

Perché indubbiamente lo “scomodo” Rollandin ha fatto invece comodo a tanti, anche a chi da anni ha “sgomitato” dentro la stessa Union Valdôtaine – generalmente finendo poi per abbandonarla – o a chi ha tentato, più o meno timidamente e a più riprese, di chiedergli di fare il famoso “passo indietro”. No, grazie. Ok, come non detto. Anzi, per sopravvivere si apparecchia per 18, lasciando a disposizione il posto da capotavola.

La “fine di un’epoca”, come detto da più parti, che però ora rimette tutti al centro e che d’ora in avanti costringe tutti a prendersi delle nuove responsabilità. Anche perché – e la responsabilità, quella sì, è tutta sua –, non c’è all’orizzonte un “nuovo Rollandin”. Non ha creato né voluto “eredi politici” e un po’ tutti si erano convinti fosse eterno.

Lo scotto più alto lo paga inevitabilmente l’Uv, minata dalle fondamenta – e basterebbero anche solamente i due mesi trascorsi dagli arresti di “Geenna” alla condanna di ieri –, con i vertici scavalcati dalla forza degli eletti e incastrata in un gioco di alleanze in Regione che ne hanno dimostrato tutte le debolezze.

Ragioni di equilibri, certo, ma terribilmente complicati quando il colosso ha i piedi di argilla. E a cadere è anche la “vulgata” dell’equazione: tolto Rollandin gli ex unionisti rientrano alla base.

Tranne il repentino approccio Alpe-Uvp – ed i soliti ben informati dicono che l’amore tra i gruppi in Consiglio non si rifletta perfettamente nelle rispettive famiglie, somigliando un po’ ad uno di quei folkloristici matrimoni che si celebrano a Las Vegas –, la “Galassia autonomista” sembra lungi dal volersi riunire. È già bello se dialoga, in fondo.

Ed il caos sulle prossime Elezioni Europee, con tutti i movimenti “rossoneri” nuovamente in splendida solitudine dopo la necessità di un candidato unico sbandierata ai quattro venti, sta lì a dimostrarlo.

Morto l’Imperatore, insomma, l’Impero si può ricomporre. Ma all’orizzonte non si intravede un nuovo regnante né un nuovo “divide et impera”. Forse solo un “divide”.

0 risposte

  1. Condivido il fatto che i politici non ci hanno neanche provato a togliere la figura ingombrante. Un plauso va alla magistratura quando hanno tolto LONGARINI. Tolto il coperchio sono venute a galla le magagne. Chissà cosa non è stato fatto in trenta anni mah…..

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