Un mondo che cambia in pochi anni. Per molte ragioni e molto diverse tra loro. Per il secondo anno consecutivo alla Cogne acciai speciali salta il premio di risultato per i dipendenti. Premio che – in attesa di vedere le cifre del bilancio 2024 –, per il 2021 fa ammontava a quasi 1.750 euro, diventati 960 l’anno seguente. E che ora fa segnare, di nuovo, uno zero.
Trattandosi di cifre riferite al 2024, i dazi imposti dall’amministrazione Trump – e che un primo riflesso sullo stabilimento l’hanno avuto, con sette contratti a termine in scadenza non rinnovati – non c’entrano nulla.
C’entra altro, ma una vexata quaestio su tutte: la crisi dell’automotive, inglesismo ormai interiorizzato da tutti per parlare dell’industria automobilistica. Ed il non raggiungimento dei parametri di resa, sicurezza, produttività, qualità e redditività previsti per l’assegnazione del premio.
“Per i premio di risultato ci basiamo su sei parametri e nessuno è stato raggiunto – spiega Fabrizio Graziola, segretario Fiom Cgil Valle d’Aosta –. Non è mai successo per secondo anno consecutivo, io stesso dal 1996 in poi li ho firmati tutti. I dazi, qui, non c’entrano. C’entra la situazione della siderurgia in generale e quella dell’automotive. Non sono stati raggiunti i paramenti sugli infortuni e neanche quelli sulla qualità. E credo che qualche ragionamento in merito andrà fatto”.
“Come organizzazioni sindacali dobbiamo vedere se sia il caso di modificare o meno la struttura del premio di risultato – ha aggiunto Graziola –. Il dialogo con la Cogne è aperto e già l’anno scorso si era detto che, volendo, si potrebbero verificare i parametri. Dovremmo essere primi noi a fare proposte alternative.
Posizione simile a quella di Hans Pistolesi, segretario Fim Cisl Valle d’Aosta: “Sicuramente ci aspettavamo che un eventuale premio non fosse lauto, perché alcuni problemi ci sono stati. E non solo alla Cas, purtroppo va detto. Non possiamo additarla per questo. È un tasto dolente per tutti, anche per l’azienda stessa. Sicuramente, anche il 2025 non sta andando bene. Il settore dell’automotive ha purtroppo molti problemi, ci siamo dati la ‘zappa sui piedi’ da soli a livello europeo. Penso che la Cas stia facendo del suo meglio, il problema è a livello globale”.
Con un punto interrogativo ulteriore sull’oggi: “I dazi hanno colpito gli stabilimenti di tutto il mondo, ora Trump li ha sospesi per 90 giorni ma non per l’acciaio, l’alluminio e l’automotive – dice ancora il segretario regionale Fim –. Ma le cose cambiano ogni giorno. Credo che non dare il premio di risultato sia una sconfitta per tutti, per l’azienda in primis che credo avrebbe voluto darlo. Ma questo è un mercato impazzito che andrà peggiorando. Ad esempio, con Marzorati non eravamo quotati in borsa, mentre ora la società di Taiwan lo è. Quindi, le oscillazioni sono ancora maggiori”.
Però, da parte dei sindacati, si vuole passare un messaggio: “Il bilancio sarà in negativo ma l’azienda è sana – aggiunge invece Gabriele Noto, segretario Uilm Uil Valle d’Aosta –. I soci non danno problemi. Il premio è ovviamente legato agli obiettivi da consolidare durante l’anno e che non sono stati raggiunti, ma oltre a questi serve ci sia un bilancio positivo. Quindi, anche li avessimo raggiunti, non sarebbe stato possibile darli. Il problema è che si tratta del secondo anno”.
Insomma, “tra cassa integrazione e mancanza del raggiungimento premio si pongono problemi – prosegue Noto –. Ma il messaggio da dare, secondo me, è il fatto che c’è un grande sforzo da parte dei soci, dove anche nel caso ci sia un ‘buco’ venga coperto, anche finanziando”.
“Siamo logicamente preoccupati – spiega invece Zeno Pucci, segretario del Savt Industrie –. Un po’ ci si aspettava il non raggiungimento degli obiettivi per riconoscere il premio di risultato. Abbiamo fatta comunque la cassa integrazione, e anche parecchia. I segnali c’erano tutti e che le cose non andassero benissimo era palese. Ma il problema grosso rimane l’automotive. Finché diamo retta all’Unione europea sulle auto elettriche penso che non si vedranno grosse svolte”.
“Mi pare che alla Cogne l’automotive impatti circa per il 23 per cento, non poco, ma soprattutto faceva quantità e tonnellaggio – ha aggiunto –. La Cogne sta vendendo e tanto, i prodotti sono cari ma in quantità ridotta. Purtroppo, i tempi sono questi. Ad inizio anno non siamo andati molto lontani dalle cifre di tre anni fa, il problema è stato poi il rallentamento. Speriamo di riprenderci in fretta”.
Contratti a termine, nessuna novità. Nuove riunioni sono in vista

Riguardo la situazione dei contratti a tempo determinato, tutto tace. “Buona nuova, nessuna nuova”? Forse. Ma, intanto, nuovi incontri tra le sigle sindacali e l’azienda stanno per essere fissate in agenda.
“Con la società sono state definite delle riunioni non ancora fissate, ma già chieste da parte loro – dice ancora Pucci –. E già la Cogne ci ha detto di volerne organizzare una al mese sui contratti a termine”. “Al momento non abbiamo avuto novità né sulla cassa integrazione né altri possibili lavoratori lasciati a casa. A metà aprile i tempi determinati erano sei, presumo non saranno lasciati a casa”, spiega invece Graziola.
Qualche preoccupazione in più si sente nelle parole di Pistolesi, anche se regna la cautela: “Dobbiamo aspettare la riunione per i lavoratori in scadenza a maggio. Per esperienza personale, non ci sono mai stati picchi di lavoro verso l’estate, dato che si ‘spinge’ molto da gennaio fino alla pausa estive. E purtroppo, il picco ad inizio anno non c’è stato. Dieci/quindici anni fa le oscillazioni tra picchi e cali si vedevano ogni tre anni circa. Ora sono semestrali. E nel picco si lavora, mentre nel calo c’è un problema andando incontro alle esigenze di mercato”.
Anche perché, come dice Noto, tutto si tiene: “Dobbiamo ancora vedere e capire anche nel mondo cosa succede. Teniamo presente che c’è una società che ha mercato nuovo, con acciai nuovi. E dobbiamo cercare anche di dare tutti un po’ di ‘anima’ ad un’azienda così importante in Valle d’Aosta”.