Opportunità o devastazione? In Consiglio il primo atto dello scontro su Cime Bianche

Oltre cinque ore di dibattito sulla presa d'atto della petizione promossa dal Cai e dal Comitato Ripartire dalle Cime Bianche. Marguerettaz: "Secondo voi quattro piloni devastano un’area?". Minelli: "L’impianto non è solo giuridicamente impercorribile ma anche sbagliato". Bocciata una risoluzione che chiedeva di accantonare il progetto, ma la maggioranza va in ordine sparso.
Il vallone di Cime Bianche in inverno
Politica

Sul collegamento intervallivo di Cime Bianche in Consiglio regionale è andato in scena oggi, mercoledì 22 marzo, il primo round fra chi si oppone all’opera, invocando la sua irrealizzabilità perché in zona protetta e chi, invece, vede nel progetto un’opportunità di sviluppo turistico per l’intera regione.

Cime Bianche: alternative, costi, ricadute economiche e ambientali

Le due diverse visioni si sono scontrate in aula, analizzando la petizione sottoscritta da 2235 cittadini e promossa dal Cai e dal Comitato Ripartire dalle Cime Bianche. Al termine delle cinque ore di discussione il Consiglio Valle ha deciso di proseguire nella valutazione del progetto, bocciando una risoluzione  – la maggioranza però è andata in ordine sparso con Carrel e Fp-Pd che si sono astenuti assieme alla Lega, mentre gli altri 15 hanno votato contro –   presentata da Pcp che chiedeva al contrario di accantonarlo.

“A tutt’oggi non si è affrontato compiutamente il nodo del divieto, che è una questione centrale, imprescindibile. Anziché richiedere un parere terzo per una consulenza giuridica si sono spesi oltre 400.000 euro per lo studio e si sono fatti due anni di propaganda su un’opera di cui non è stata definita la legittimità” evidenzia Chiara Minelli. La consigliera regionale cita, quindi, il parere della Struttura Pianificazione territoriale e della struttura biodiversità per un progetto di impianto a fune nel Vallone, quello della sostituzione della sciovia di Gran Sometta con una seggiovia. Gli uffici regionali avevano dato il via libera all’opera perché si trattava di una sostituzione, non di un nuovo impianto nell’area ZPS inserita nella Rete Natura 2000, voluta dalla Regione.
“L’impianto non è solo giuridicamente impercorribile ma anche sbagliato: parliamo di due comprensori che hanno le loro peculiarità da far valere, anziché omologarsi”.
Una scelta, definita dalla collega Erika Guichardaz “novecentesca, autolesionista di continuare con l’aggressione all’ambiente e al paesaggio, con l’idea di arrivare ovunque con impianti e mezzi meccanizzati, con in testa la sola idea della monocultura dello sci, con il miraggio dell’arricchimento facile grazie al rilancio della rendita fondiaria”.
La petizione, secondo le due consigliere “non è una mera e rigida proposta di conservazione del Vallone” ma contiene una “proposta di valorizzazione rispettosa delle caratteristiche di quel luogo”.

Cime Bianche
Cime Bianche

Le accuse di propaganda sul collegamento intervallivo vengono rispedite al mittente dal capogruppo Uv Aurelio Marguerettaz. “Dalla rappresentazione dei sottoscrittori e delle colleghe Minelli e Guichardaz sembra che il Vallone di Cime Bianche sarà totalmente cementificato. Secondo voi quattro piloni devastano un’area? Dal punto di vista ambientale, credo che l’incidenza sia modesta. A disturbare la fauna sono più le comitive che risalgono i pendii con le pelli, che non un impianto di risalita”. Per il capogruppo Union: “Non c’è diversificazione senza lo sci, l’unico capace di attrarre una clientela alto spendente. Non siamo nella condizione di poter ospitare milioni di turisti, perché il nostro territorio non ce lo permette”.
Boccia la petizione l’Assessore agli impianti a fune Luigi Bertschy. “Nasce come alternativa ad un progetto del governo e non si inserisce nella programmazione strategica che abbiamo deciso di portare avanti”. “La nostra posizione – scandisce l’Assessore – è di andare avanti per la nostra strada di valorizzare la Valle d’Aosta e il settore degli impianti a fune, attraverso un’idea che andrà ancora verificata dal confronto politico dei prossimi mesi”. Parole ricalcate dai colleghi di Giunta Luciano Caveri e Giulio Grosjacques: “La petizione è stata sostenuta e appoggiata perché ogni tanto bisogna trovare gli strumenti per scaldare la curva dei tifosi, non credo si renda un buon servizio alla nostra comunità andando sempre a bloccare tutto”.

A favore del collegamento, contro lo spopolamento della montagna e come opportunità di crescita per l’economia locale, Pierluigi Marquis di Forza Italia Vda. “Il compito della politica è dare alla comunità le condizioni per svilupparsi” evidenzia Marquis. “Mettere in atto un intervento di questo tipo significa far crescere l’immagine della regione, avere un elemento di attrattività per l’intera Valle d’Aosta”.

Fra i due contendenti, il vicecapogruppo della Lega VdA Stefano Aggravi. “Lo studio madre del contendere dovrà essere analizzato tenendo conto anche dello studio sulla riorganizzazione delle società degli impianti a fune e della legge sui piccoli comprensori sciistici. Gli investimenti costano, ma dobbiamo avere una visone di insieme. Facciamolo, però, in senso propositivo, proattivo e sganciato da totem e ideologie politiche che in realtà nascondono soltanto la veduta corta dell’interesse del consenso elettorale, costruito su paura e falso moralismo da masochisti chic da salotto”
Il consigliere del Carroccio, ha chiesto, quindi, di chiudere lo studio “per capire quale soluzione perseguire dal punto di vista tecnico, ambientale, legale e soprattutto finanziario”. Fra i nodi da sciogliere: la realizzabilità dell’opera nell’area protetta e la sostenibilità dell’investimento, “per l’80% a carico della Regione”.

Prende tempo, chiedendo una “verifica puntuale e specifica in capo a soggetti esperti che possano tradurre alcune parti in modo chiaro a tutti e comprensibile per affrontare le scelte future” il capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier “Diventa difficile, al momento, esprimere un parere complessivo che faccia delle scelte definitive e non è il caso di farlo mancando molti elementi di valutazione. Lo studio propone cinque soluzioni e valuta nel complesso le prospettive di sviluppo del comprensorio. Nel suo insieme il tema ora è chiaro e partecipato, credo che lo scopo è di focalizzare puntualmente l’analisi e le prospettive che hanno portato un bel risultato sulla conoscenza specifica del tema”.

Cime Bianche, la petizione arriva in Consiglio

“No” alla richiesta di mettere da parte il progetto, perché “in contrasto con  le determinazioni assunte dal Consiglio regionale” che il 30 gennaio 2020 aveva deciso di procedere con lo studio di fattibilità del collegamento intervallivo Cime Bianche, ma porte aperte “alle interlocuzioni con tutti i soggetti portatori di interesse sulla questione.” Dopo diverse audizioni, iniziate nel novembre scorso, la III e IV Commissione hanno concluso, con l’approvazione, a maggioranza (astenuti Pla e voto contrario Pcp),  della relazione finale, l’esame della petizione popolare “Salviamo il Vallone delle Cime Bianche”.

La petizione, depositata in Consiglio il 28 ottobre 2022 e accompagnata da 2335 firme, chiedeva la predisposizione di uno specifico piano di gestione del Vallone e l’elaborazione di un programma di studio e valorizzazione dell’estrazione della pietra ollare ad Ayas e nel Vallone delle Cime Bianche. Richieste quest’ultime, che secondo i Presidenti Chatrian e Grosjacques, “non sono in contrasto con l’eventuale realizzazione del collegamento intervallivo Cime Bianche; in particolare, la richiesta riguardante la lavorazione della pietra ollare è già in fase di realizzazione attraverso la piena e fattiva collaborazione tra le competenti strutture della Regione e del Comune di Ayas e ha già prodotto i primi tangibili risultati.”

Pcp chiede “chiarezza e rispetto delle leggi”

Il gruppo Progetto civico progressista ha votato contro la relazione, proponendo per le conclusioni una “formulazione diversa, sottolineando ancora una volta, che non si sono ottenuti chiarimenti da parte della Regione circa la percorribilità giuridica in ordine alla realizzazione di impianti di risalita nel vallone delle Cime Bianche, ricompreso in un’area Natura 2000.  – spiegano Erika Guichardaz e Chiara Minelli – Non è mai infatti mai stato chiarito come si pensi di procedere, tenuto conto dei divieti inderogabili previsti dal DM 17 ottobre 2007, e non è pervenuta alle Commissioni la nota esplicativa dell’Avvocatura promessa il 9 gennaio dal Presidente Lavevaz, dietro nostra espressa richiesta.”

Nelle conclusioni formulate dal gruppo Pcp viene in particolare sottolineato come “sia ineludibile per il Consiglio regionale avere chiara in via preliminare ad ogni altra decisione la percorribilità giuridica dell’ipotesi di realizzazione di impianti di risalita nel Vallone delle Cime Bianche”.

“Ancora una volta – concludono le due consigliere – si cerca di mettere a tacere chi chiede di rispettare le leggi vigenti e di verificare preliminarmente ciò che si può o non si può fare in base alle stesse.”

4 risposte

  1. Penso che alla fine l’opera si farà perché la spesa di 120 milioni che facilmente arriverà a 200 può avere ricadute economiche importanti non nella regione ma nelle tasche di qualcuno.

  2. Poiché viviamo in un mondo in rapidissima trasformazione non credo sia molto prudente spendere somme imponenti fidandosi di ragionamenti che andavano bene qualche anno fa. Lo sci di discesa fatto a tutti i costi anche contro il cambiamento climatico, sparando neve quando non nevica, modellando piste bianche in mezzo a montagne rinsecchite, non è detto che abbia un grande futuro nei sentimenti e nelle passioni della gente “alto spendente” per usare un’espressione di esponente unionista. Oggi contrariamente a ieri, vestire una pelliccia di visone non è esattamente ben visto (per la sfortuna dei pellicciai. Oggi, se si allevano i polli in maniera più o meno disumana, non si vendono più, da un giorno all’altro. Chissà che anche usare acqua per sparare neve, quando si ama discutere di siccità e cambiamenti climatici, non diventi terribilmente inopportuno nel sentire comune… non fra qualche decina d’anni… ma anche solo fra qualche stagione… e allora addio clienti malgrado certi investimenti….

  3. Ve lo ricordate come andò a finire il famoso precedente collegamento intervallivo tutto valdotain: Cogne-Pila?
    Già proprio il famoso “trenino dello scandalo”. Costato ai valdostani (e non certo ai politici) 30 milioni di euro: e mai andato in funzione…e poi ci si riempe la bocca di mali parole contro il meridione d’Italia… (https://www.rainews.it/tgr/vda/articoli/2022/03/vda-trenino-cogne-spreco-corteconti-milioni-venduto-9fbb4d68-7c70-4e51-b966-851eb15dd84a.html)

    Suggerirei dunque attentissima prudenza da parte di chi deve decidere del nostro futuro. Senza sbandierare fantomatici rientri di flotte di sciatori, turismo a go-go e ricchezza per tutti i valdostani. In modo tale da evitare ancora l’ennesimo sperpero vergognoso di denaro pubblico che, in questa nostra Regione, ahinoi, sta diventando davvero un problema cronico (vedasi anche la mostruosa-insensata copertura dell’area megalitica di Saint Martin de Corlean, o quella specie di nave che non c’entra nulla dove inserita – nel centro di Aosta – e che al suo interno dovrebbe ospitare la nuova università: la quale ha tuttavia cancellato per sempre la storica Caserma Testafochi. Sede del glorioso Battaglione Alpini Aosta. Una vera vergogna).

  4. Sembrano temi fondamentali per una prima seduta del Consiglio Valle:
    Devastare una ZPS in alta montagna sprecando 120 milioni di Euro di soldi pubblici.
    Parlare in patuà durante le sedute Consigliari.

    Invece la sanità, la viabilità, la siccità, la mancanza di neve, le aziende agricole e il settore del turismo in crisi, sono temi giustamente secondari.

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