Il Pd chiude alle larghe intese: “Indispensabile ripartire dalla coalizione di Governo in essere”

15 Aprile 2022

Il Partito democratico della Valle d’Aosta, cosa in genere affatto scontata, è unanime. Dalla Direzione dem di ieri, finita a tarda serata, è infatti arrivato un “noall’ipotesi di un governo della Regione di larghe intese”.

Per il Pd regionale – il segretario Luca Tonino l’aveva ripetuto a più riprese – si resta a 18. Con la possibilità di immaginare qualche allargamento. Quindi, con un occhio rivolto a Pour l’Autonomie.

In una nota di questa mattina Tonino infatti spiega: “Noi siamo coerenti con le scelte fatte fino ad oggi. Il Pd-VdA non è interessato a soluzioni politicamente confuse, pasticciate e poco comprensibili ai cittadini che chiedono serietà e stabilità, soprattutto in un periodo economicamente ancora più difficile per gli effetti della guerra in Ucraina”.

“A nostro avviso – prosegue il comunicato – è dunque indispensabile ripartire dalla coalizione di Governo in essere e lavorare per un allargamento ragionato con le forze politiche che si ritrovino d’accordo con un patto politico programmatico di legislatura e che siano affini politicamente rispetto all’idea di ricomposizione di un campo autonomista di sinistra e progressista, coinvolgendo le forze politiche nel lavoro di coordinamento e tessitura delle diverse sensibilità”.

Il rifiuto all’idea del “governissimo”, quindi, è un rifiuto alla formazione di una maggioranza che comprenda anche la Lega Vallée d’Aoste. Una delle poche cose che i due partiti hanno in comune visto che anche dai lidi del Carroccio il segnale era lo stesso: la direzione Große Koalition non piace. Neanche troppo tra le righe, le due forze politiche si sentono alternative.

La richiesta – lanciata in Consiglio Valle del capogruppo Uv Marguerettaz – di prendere spunto dal Governo Draghi, ad intese larghissime, si arena. Anche perché l’Esecutivo nazionale è formalmente tecnico, mentre qui si tratterebbe di governi con colore politico. Il “boccino” resta in mano agli undici autonomisti, che ora dovranno decidere da che parte andare.

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