In attesa di sapere se la Commissione procedimenti referendari delibererà l’ammissibilità o meno della proposta di legge sulla Riforma elettorale per l’elezione diretta del Presidente della Regione – lanciata da un comitato composto da forze politiche anche molto diverse tra loro, da destra a sinistra, così come da associazioni e singoli cittadini – l’Union Valdôtaine rompe il silenzio.
Dalle pagine online del “Peuple”, infatti, il Mouvement scrive: “Il ‘presidenzialismo’ che si sta diffondendo oggi è forse la speranza di chi non sostiene la separazione dei poteri e le garanzie statutarie. Le difficoltà incontrate dal Consiglio regionale hanno lasciato il posto alla soluzione più semplicistica: se manca la stabilità, allora basta mettere al potere una sola persona, dandole ampia autonomia rispetto al potere legislativo”.
Non solo: “Il rischio, non trascurabile – dice ancora l’Uv sul suo house organ –, è quello di andare verso una gestione egemonica del potere da parte del Presidente della Regione, conseguenza dell’eccessiva concentrazione dei poteri nella sua persona. Una concentrazione che, nella nostra realtà, a differenza di quanto avviene in altre regioni italiane, comprende anche poteri prefettizi”.
Dalle preoccupazioni, però, l’Union passa al contrattacco: “Chi oggi propone i referendum presidenziali come baluardo della democrazia e della stabilità deve anche prendersi la responsabilità di spiegare ai cittadini che il passaggio all’elezione diretta del Presidente significa cambiare profondamente l’ordinamento giuridico della nostra Regione. Si tratta di decidere che il Governo non è formato ‘nel’ e ‘dal’ Consiglio Regionale ma che è una emanazione diretta del Presidente”.
Presidente “che potrà nominare e revocare gli assessori a suo piacimento. L’unica possibilità per il Consiglio regionale di contenere questa situazione sarebbe quella di votare una mozione di sfiducia che si tradurrebbe nelle dimissioni di tutti e le elezioni anticipate. Si tratta di stabilire criteri di bilanciamento dei poteri, in grado di limitare il superpotere del Capo dell’Esecutivo. A meno che non si voglia rinunciare a questa garanzia, già che ci siamo”.
I problemi, però, stando al Mouvement, non finiscono qui: “Un altro elemento preoccupante è la dimensione della nostra piccola Regione: non abbiamo milioni di elettori. Basterebbero poche centinaia di preferenze per stabilire chi sarà il nuovo vertice della Valle d’Aosta, cosa che rappresenterebbe una forte torsione monocromatico-personalista… nelle mani di chi? È vero che il Consiglio regionale ha avuto delle difficoltà negli ultimi anni. Ma queste difficoltà, che l’hanno talvolta portato all’impotenza, non vanno affrontate con ottusa fermezza, e se è indubbio che una riforma della legge elettorale può essere utile, è ugualmente vero che questo Leviatano non è necessario”.
In chiusa, una controproposta dall’aria più dialogante: “Basterebbero pochi accorgimenti, come un premio di maggioranza in proporzioni variabili, una soglia elettorale, cinque preferenze e, forse, la riduzione dei contributi finanziari per il funzionamento dei Gruppi consiliari che si formano durante la legislatura”.