Tra i tanti problemi del periodo – l’ingresso nella “Fase 3” dell’emergenza, con la riapertura delle attività – uno, in particolare, spicca. E preoccupa.
Dalla Regione ai Comuni la necessità è una: capire come, in che modalità, e in alcuni casi dove, riapriranno le scuole a settembre.
Se, da un lato, il famoso “Terzo pacchetto di misure anticrisi” della Giunta regionale è a caccia di soluzioni, la questione – che, di fatto, contiene anche i “problemi di coppia” tra la Regione ed il Comune di Aosta – sbarca nel Consiglio comunale del Capoluogo.
Diversi gli atti in programma portati dalla minoranza sul tema – da Rete civica, passando per Andrione del Gruppo misto –, tra i quali si infila un ordine del giorno della maggioranza che proprio alla Regione si rivolge, già dal titolo “Per un polo scolastico definitivo e funzionale a tutti”.
Il nodo è uno, e annoso: che ne sarà del Polo scolastico di regione Tsambarlet? La fu “Scuola polmone”, poi trasformatasi in progetto di struttura unica e fissa, poi accantonato – dall’allora Giunta Spelgatti – ma mai né realizzato e né tantomeno cancellato? Sul progetto insiste un accordo di programma tra Comune e Regione che risale al lontano 2010 che prevedeva da un lato la costruzione dell’edificio e lo spostamento del maneggio nella ex “cascina Favre” di via Lavoratori Vittime du Col du Mont, in zona VdA Structure.
Un blocco che, a conti fatti, fa sì che ad oggi non ci sia la scuola e che la città non abbia un maneggio.
Le questioni nell’odg della maggioranza le spiega il Sindaco Fulvio Centoz: “La necessità è quella di provare a mettere un punto fermo, perché ancora oggi non sappiamo se la ‘Scuola polmone’ verrà o meno. C’è accordo di programma che ne prevede la costruzione e che ha dato vita ad un appalto sospeso nel 2018 e rimane sospeso tutt’oggi. Un iter lento e tortuoso con le contestazioni che conosciamo tutti, e che nel frattempo ci ha visto chiudere un maneggio che oggi non possiamo restituire alla città”.
Al netto delle possibilità, anche edilizie, che il disegno di legge – che verrà discusso lunedì 22 giugno in Consiglio regionale – mette sul tavolo, il Governo del Capoluogo ribatte: prima di costruire nuove strutture sul territorio aostano, fisse o prefabbricate che siano, si decida cosa fare del Polo scolastico di Tsambarlet.
Il Sindaco, infatti, aggiunge: “L’abbiamo ripetuto più volte negli incontri con l’Assessora Certan: bisogna trovare un accordo tra Comune e Regione per individuare aule e spazi da utilizzare utili per fronteggiare la situazione emergenziale senza costruire un edificio nuovo”.
Le reazioni in minoranza
Dai banchi opposti, sebbene quelli “virtuali” del Consiglio in videoconferenza, le reazioni sono diverse. Loris Sartore (Rete civica), che aveva proposto di pensare ad un utilizzo di edifici – sia regionali, sia comunali – in disuso, spiega: “Ora Il Sindaco dice che i problemi di aule ce li ha la Regione e non il Comune, ma come fa a dirlo se non si è fatta un’indagine? Le dodici aule tra San Francesco e place Soldats de la neige che non daremo più alla Regione sarebbero sufficienti per affrontare i distanziamenti e le misure dell’emergenza? Questo non si è capito”.
Étienne Andrione, Misto di minoranza, è scettico: “Bene la manifestazione di intenzione del Comune ma stiamo vantando poteri che non abbiamo, perché la Regione ha facoltà commissariali. Qui si parla di un atto amministrativo del Comune che la Regione può totalmente ignorare”.
Scorato Luca Lotto, MoVimento 5 stelle: “Io credo nell’Autonomia della Regione, e nella Pubblica istruzione è totale. Invece noi non siamo in grado oggi, 17 giugno 2020, di trovare una soluzione per l’inizio della scuola a settembre”.
Carola Carpinello, Adu, vede il riflesso politico: “La Regione ha scaricato sui sindaci e sui dirigenti scolastici la ripartenza della scuola. Sono d’accordo sull’ordine del giorno, ma l’Amministrazione regionale ha sempre fatto ciò che ha voluto. Il problema è che per non prendere decisioni si trincereranno nel fatto che ‘sono scaduti più di uno yogurt’, e l’atto rimarrà lettera morta”.
Consigliera che, forse, ha centrato la domanda “da un milione di dollari”. Può infatti oggi un’Amministrazione regionale – formalmente decaduta, che sarebbe dovuta andare ad elezioni ad aprile ed in attesa della nuova chiamata alle urne forse a settembre, con una Giunta disarcionata e in ordinaria amministrazione – decidere (in un senso o nell’altro) di un “Polo scolastico” nato, profondamente diverso, dieci anni fa?