La mortalità a 30 giorni per infarto in Valle è la più bassa d’Italia

A spiegarlo è l'Usl. In Valle d’Aosta la mortalità a 30 giorni dal ricovero per gli infarti miocardici acuti – le forme più gravi di infarto – è del 3,74 per cento, a differenza di una media italiana del 7,06. Anche quella estesa a tutti i tipi di infarto è più bassa della media italiana: 5,71 per cento contro 7,74.
Una parte dell'équipe di Cardiologia con il primario Paolo Scacciatella
Sanità

In Valle d’Aosta la mortalità a 30 giorni dal ricovero per gli infarti miocardici acuti – le forme più gravi di infarto – è del 3,74 per cento, a differenza di una media italiana del 7,06. Il rischio relativo è dello 0,5. Quindi il rischio di morire si riduce della metà.

Il dato – reso noto dall’Azienda Usl – emerge da una comparazione con quelli nazionali, dai quali la Valle risulta la regione più virtuosa del Paese rispetto a questo indicatore di assistenza sanitaria.

Anche per quanto riguarda la mortalità a 30 giorni estesa a tutti i tipi di infarto la percentuale valdostana è più bassa della media italiana: 5,71 per cento contro 7,74. Nella nostra regione il rischio di morire per un infarto nei pazienti ospedalizzati è del 26 per cento inferiore rispetto alla media nazionale.

“La mortalità a 30 giorni dal ricovero per infarto acuto del miocardio misura la qualità dell’intero processo assistenziale del paziente infartuato, a partire dall’accesso ai servizi di emergenza fino alla presa in carico dai cardiologi in Pronto soccorso e al follow up successivo – spiega il dottor Paolo Scacciatella, direttore della Struttura complessa di Cardiologia –. Per poter ottenere questi risultati ci vuole un’équipe cardiologica in grado di reagire velocemente. Ci vogliono competenza e tempestività. Questi risultati, inseriti tra l’altro in un trend positivo negli ultimi 3 anni, ci ripagano di un grande lavoro di squadra”.

Negli attacchi cardiaci il fattore tempo è essenziale in ogni fase. “Le prime due ore sono fondamentali perché l’infarto è una patologia tempo-dipendente e i risultati dipendono dalle performance di velocità del sistema – spiega ancora Scacciatella –. Nella catena temporale c’è anche il fattore paziente-dipendente, ossia quanto il malato riconosce subito il sintomo e chiama il 118”. Il primario aggiunge un altro dato: “Il 77 per cento dei pazienti che arriva al nostro ospedale viene trattato entro i primi 90 minuti (il gold standard), contro il 71 per cento della media italiana. Questo è un importante indicatore di funzionamento ospedaliero”.

Il Direttore di Cardiologia elenca i vari passaggi: “Il meccanismo virtuoso parte dal 118 che fa la trasmissione telematica dell’Elettrocardiogramma anticipando all’ospedale l’arrivo del paziente critico. Al Pronto soccorso avviene la diagnosi clinica tempestiva del cardiologo e il trattamento di angioplastica in Sala Emodinamica. Il paziente viene poi spostato in Terapia Intensiva Cardiologica dove prosegue le cure. Se il processo funziona bene, impatta sulla mortalità, riducendola in modo sensibile”.

La Struttura complessa Cardiologia dell’Ospedale di Aosta conta 16 cardiologi ed esegue 1.300 ricoveri all’anno, più di mille procedure di emodinamica e cardiologia interventistica (coronarografia, angioplastica, interventistica strutturale), 400 di elettrofisiologia impiantistica (pacemaker), 100 di elettrofisiologia ablativa, circa 8.000 ecocardiogrammi e più di 50mila prestazioni ambulatoriali.

Una risposta

  1. Certo che a vedere la foto è impressionante vedere quanto siano giovani questi medici! Saremo in buone mani?

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