Mille euro donati alla “Fondazione Ollignan onlus” di Quart, per favorire la ripartenza dopo l’emergenza epidemiologica da Covid-19.
A donarli, il “Lions club Aosta Host“: “Al termine dell’anno sociale, che si è concluso il 30 giugno – ha spiegato Daniela Lale Demoz, past president e cerimoniere del service club aostano – abbiamo deciso di donare alla Fondazione mille euro, da destinare al restauro del centro agricolo. La donazione fa seguito alla giornata dedicata agli effetti dei mutamenti climatici che avevamo organizzato, come Comitato ambiente distrettuale, sabato 18 maggio 2019 a ‘Villa Cameron’ in collaborazione con la fondazione Montagna Sicura. In quell’occasione il direttore ci aveva offerto una degustazione di prodotti enogastronomici locali ed ora siamo lieti di ricambiare, consegnando loro, sotto forma di donazione, quanto era stato raccolto in quell’occasione”.
Un momento di solidarietà, ma anche un incontro informale, con una “bicchierata”, durante la quale Stefano Parenti, agronomo del centro agricolo, ha presentato, in anteprima, il prototipo della “birra di Natale“, con scorze di arance amare e bacche di cacao, che ha rappresentato anche la prima uscita per il nuovo presidente del “Lions club Aosta Host”, il dottor Enrico Detragiache: “Sono felice di inaugurare il mio ruolo di presidente proprio a Ollignan – ha commentato – un luogo ed un’esperienza cui sono molto legato, da più di quindici anni”.
Durante l’emergenza sanitaria, la struttura di Ollignan, la cui attività era stata sospesa, come negli altri centri dedicati alla disabilità, era stata adattata, dalla Protezione civile della Valle d’Aosta, ad ospitare i pazienti positivi al Covid-19 che dovevano restare in isolamento terapeutico e che, per diversi motivi, non potevano trascorrerlo al proprio domicilio, con l’organizzazione di dieci posti letto, che hanno ospitato in tutto 25 pazienti: “Questo è un luogo in cui si fa, si lavora – ha aggiunto René Benzo, direttore della Fondazione – come tutti, anche la Fondazione ha avuto, come tutti, un momento di crisi quando la sua normale attività è stata bloccata l’attività per l’emergenza sanitaria. La parte educativa è rimasta a casa, in cassa integrazione, come è avvenuto per molti valdostani, mentre la parte agricola ha dovuto lavorare perché comunque tutto quello che c’è qui va mantenuto”.