Il “la” ad un’iniziativa contro la guerra lo hanno dato i sindacati Cgil, Cisl e Uil, assieme al mondo dell’associazionismo (Anpi, Auser, Libera, Rete antirazzista e Legambiente tra le altre), registrando – ad ora – l’adesione, dal mondo politico, di Adu VdA e di Rete Civica. L’appuntamento è per domani, sabato 26 febbraio, alle ore 18, con un presidio alla Porta Pretoria.
L’iniziativa – si legge in una nota dei promotori – nasce “in seguito alla ripresa del conflitto armato nella regione del Donbass (Ucraina) e dell’acuirsi della crisi internazionale tra Russia, Nato ed Unione Europea” e sarà il momento per ribadire “il rifiuto della guerra”, la “richiesta di impegno del governo italiano e dell’Europa per una de-escalation che tutte le parti in causa devono garantire”, nonché la necessità di “rilanciare l’azione diplomatica e la costruzione di sicurezza condivisa all’interno dell’Unione europea”.
Aderendo alla manifestazione, Adu VdA ha sottolineato che “in Europa dovremmo affrontare il post pandemia, la crisi economica e quella ambientale”. Invece, “le bombe cadono sui civili, causando morte, distruzione e nuovo odio”. “Il nazionalismo russo, la debolezza europea, l’agggressività della Nato ci stanno conducendo sull’orlo del baratro. – scrive il movimento – Le armi devono tacere e la parola deve tornare alla politica”.
Rete Civica, per parte sua, richiama l’attenzione sul fatto che “quanto sta avvenendo in ucraina non può lasciarci indifferenti”, perché “riguarda tutti noi. Riguarda l’Europa”. L’obiettivo del movimento politico è “essere vicini a tutte le cittadine e a tutti i cittadini ucraini, al di là delle loro idee politiche e appartenenze linguistiche, che si trovano a subire le folli decisioni del governo russo“.
“Rispolverare una non-arma tipica della lotta non violenta: il boicottaggio”. E’ la proposta di Legambiente, espressa manifestando l’adesione alla manifestazione per domani. “E’ evidente che i prodotti petroliferi sono di gran lunga la maggior fonte di entrate per la Russia, un flusso enorme di denaro che alimenta la macchina della guerra”, scrive il movimento ambientalista. “Le sanzioni ipotizzate contro la Russia non riguardano però questo settore, tranne il blocco del gasdotto Nord Stream 2, perché noi paesi industrializzati necessitiamo di energia per alimentare le nostre attività quotidiane”.
“Siamo disposti a fare dei sacrifici, invece che usare le armi, per punire e favorire un cambio di rotta del governo russo?”, chiede il circolo valdostano di Legambiente. Quindi, la proposta: “riduciamo la temperatura del riscaldamento dei nostri appartamenti di 2 gradi, accendiamo più tardi le luci e spegniamole prima”. Insomma, “indossiamo un maglione in più e chiediamo al governo italiano di ridurre da subito l’acquisto di gas e petrolio dalla Russia di almeno il 50% fino ad azzerarlo”.