Il tempo dei pionieri del Rally di Svezia (1950-1988)

Si è concluso ieri il Rally di Svezia, giunto alla settantesima edizione, con la vittoria di Tӓnak-Jӓrveoja su Ford Puma Rally 1. È il “Rally-Neige” per eccellenza, anche se da alcuni anni la neve si fa attendere.
Il Rally di Svezia 1975. La Lancia Stratos HF di di Waldegaard-Thorszelius - Foto https://rallysweden.com/
Gioie e Motori

Si è concluso ieri il Rally di Svezia, giunto alla settantesima edizione, con la vittoria di Tӓnak-Jӓrveoja, su Ford Puma Rally 1. È il “Rally-Neige” per eccellenza. Da alcuni anni, peraltro, la neve spesso si è fatta attendere quando non si è proprio manifestata, trasformando una prova da maestri del bianco in una rassegna di indubitabili acquitrini. Uno dei tanti effetti del riscaldamento globale.

Fin dal suo esordio, nel 1950, lo “Svezia” è teatro delle gesta degli specialisti nordici. Fin dalla prima edizione, vinta da Cederbaum su BMW 327. Gli annali narrano delle imprese della Porsche 356, che coglie il poker dal 1952 al 1955, sempre con piloti di casa al volante: Persson, Nottorp, Hammarlund, Borgefors. Dal 1957, il dominio svedese si allarga alle vetture. La Volvo si impone quattro volte. Nel 1957 e 1958 con la PV 444 e nel 1964 e 1965 con la PV 544 e doppietta di Tom Trana.

Ma la parte del leone la recita la Saab, glorioso marchio purtroppo estintosi nel 2016. Dopo la 93B del 1959, portata al successo da Erik Carlsson, entra in scena la celeberrima 96, che coglie il filotto di sette successi inaugurando il nuovo decennio – 1960 e 1961 – con lo stesso equipaggio Carl Magnus Skogh-Rolf Skogh. Nel 1966 tocca a Åke Andersson-Sven Olof Svedberg. Infine, il poker. Quattro trionfi in cinque anni: la tripletta di Stig Blomqvist-Arne Hertz e, nel 1976, Per Eklund-Björn Cederberg. Nel mezzo, il tris consecutivo dal 1968 al 1970 di Björn Waldegaard-Lars Helmèr, sulla Porsche 911, all’epoca grande e spesso invincibile protagonista dei rally.

E, soprattutto, per i colori italiani, la vittoria del 1975 ancora di Waldegaard, navigato da Thorszelius, sulla Lancia Stratos HF. Mai, prima di allora, una Casa italiana si era aggiudicata lo “Svezia”. La Stratos, reduce dal trionfo al Rally di Monte-Carlo con Sandro Munari-Mario Mannucci, si conferma la Bȇte à gagner, come la definirono i francesi, noti intenditori della disciplina. L’avversaria è la sempiterna Saab 96, che Stig Blomqvist esalta sul fondo innevato. Waldegaard non sbaglia nulla, Blomqvist soffre un passaggio a vuoto che lo costringe ad inseguire. Si aggiudica speciali su speciali, ma Waldegaard è in pieno controllo.

Un aneddoto. Nel mondo analogico degli anni settanta del secolo scorso, la notizia giunge a Madrid, dove il nome del vincitore viene trasformato in “Bal de Parte”. Oggi, ovviamente, un errore del genere non sarebbe possibile, ma consentiteci un pizzico di nostalgia per l’era da pionieri. Ancora due hurrà per la Saab, con la 99, sempre mentore Stig Blomqvist. Che firma ancora due successi con la Audi Quattro, nel 1981 e nel 1982. Poi dominano quattro finlandesi, Hannu Mikkola, Ari Vatanen, Juha Kankkunen e Timo Salonen, rispettivamente su Audi Quattro A1, Peugeot 205 Turbo 16, Peugeot 205 Turbo 16EVO 2 e Mazda 323 4WD. A cui si aggiunge un altro finlandese, Markku Alen, che regala la vittoria, nel 1988, alla Lancia Delta HF 4WD, seconda e ultima per la Lancia, unico marchio italiano ad affermarsi nel Vӓrmland. Andersson, Blomqvist, Eklund, Waldegaard, Mikkola, Vatanen, Kankkunen, Salonen, Alen: solo assi, come parterre. E solo assi nordici, svedesi e finlandesi. Un monopolio interrotto solo da un fenomeno come Sébastien Loeb, ma è storia recente, 2004. Il tempo dei pionieri era già ampiamente finito da quasi vent’anni.

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