Indagato per scambio elettorale politico-mafioso, nell’ambito dell’inchiesta Egomnia della Dda di Torino, l’oggi “super-assessore” regionale Laurent Viérin ha incontrato il 4 maggio 2018, quando era Presidente della Giunta, “nonché Prefetto in carica”, e mancavano sedici giorni alle elezioni regionali, uno “degli esponenti di vertice” della “locale” di Aosta, Roberto Alex Di Donato, individuato come colui cui la “cellula” ‘ndranghetista aostana aveva affidato la gestione delle “operazioni elettorali”. Lo scrivono i Carabinieri del Reparto Operativo nell’annotazione emersa ieri, dopo il deposito da parte del pm Valerio Longi, nell’udienza Geenna.
I militari hanno dedicato all’incontro, avvenuto a casa di Alessandro Giachino (il dipendente del Casinò arrestato in gennaio, con l’accusa di essere un altro componente del sodalizio criminale, anch’egli molto attivo sul fronte elettorale) un approfondito servizio di osservazione e pedinamento, testimoniato da numerose fotografie, tutte parte del documento depositato alla Dda di Torino. Viérin arriva alle 14.43, con i due che già lo aspettano in casa, e si allontana cinquantanove minuti dopo. Nell’ultima immagine scattata dai militari del Nucleo Investigativo, il Presidente e Giachino appaiono intenti a parlare accanto alla jeep su cui il politico sale poco dopo.
Per i militari, “gli effetti dell’incontro” si vedono già otto giorni dopo: in un noto bar del quartiere Cogne di Aosta, “ovvero quello a maggior densità di emigrati calabresi”, viene “organizzato un aperitivo in favore” di Laurent Viérin “al chiaro scopo elettorale”. Nei giorni precedenti, erano state “intercettate telefonate in cui si parlava di questo” appuntamento, ma “non traspariva mai il nome del politico”. Solo il pomeriggio stesso si ha la conferma della presenza del Presidente e l’attività investigativa “ha permesso di comprendere che anche” Roberto Alex Di Donato “avrebbe partecipato”.
La conferma della finalità elettorale dell’appuntamento, e del fatto che a promuoverlo sono stati Di Donato e Giachino, giunge da conversazioni captate nelle ore successive. In particolare, una persona che si trova accanto al dipendente del Casinò gli chiede “se Viérin è rimasto contento, aggiungendo che quest’ultimo non ha pagato nulla”. La stessa sera Roberto Alex chiama un ristorante di Aosta e prenota per l’indomani “un tavolo per dieci persone a nome” di Viérin.
Colui che gli inquirenti ritengono il “broker” di preferenze della ‘ndrangheta non solo spende il nome del Capo dell’Esecutivo, ma specifica che “quest’ultimo vuole stare al piano ‘sotto’ del locale”. Inoltre, si raccomanda con il titolare del ristorante “di riferire al Presidente della Regione di aver già parlato con lui e con Alessandro (Giachino, ndr.) e che verrà sostenuto alle elezioni dalla propria famiglia”. ”Digli che hai già parlato… – sono le parole testuali – Ale… ehm… se sei a posto… che noi siamo con loro… che abbiamo già parlato”.
La tavolata slitta al 15 maggio, ma Giachino “non vi partecipa per un impegno lavorativo” e Roberto Alex Di Donato “non ha intenzione di farsi vedere pubblicamente con Viérin”, quindi non si presenta nemmeno lui. Assenze che stizziscono il Presidente e, una volta che tale risentimento arriva all’orecchio di Giachino, e viene riferito a Di Donato, la reazione di quest’ultimo è una frase proferita “con arroganza”, a “testimonianza del fatto che sta padroneggiando la situazione”.
“Io ero ad un pranzo di lavoro ed il telefono non si piglia sennò andavo io là… non è un problema – esclama Roberto Alex – però non devono neanche rompere tanto i coglioni… eh… alla fine… cioè… eh… tanto …cosa dovevi fare… quello che doveva fare l’abbiamo già fatto, basta no…”. Tant’è che, poco dopo, annotano i militari, il ristoratore chiama Di Donato per spiegare che “ha eseguito puntualmente l’ordine”. Ha quindi detto a Viérin “che suo suocero e la sua famiglia” voteranno “per Nogara Alessandro (candidato anche lui nella lista UVP)” e “anche per lui”.
Un’ulteriore “riscontro dell’avvenuto accordo tra Viérin e il ‘locale’” giunge, per gli uomini dell’Arma, da un’intercettazione in cui Giachino – in ragione del “consenso alla dazione di voti” che sarebbe giunto dal Presidente della Giunta – promette trenta preferenze all’ex sindaco di Valtournenche e candidata alle regionali per l’Union Valdôtaine Progressiste, Deborah Camaschella.
Se l’attualmente assessore Viérin ha ribadito nelle scorse ore la sua massima distanza dall’illegalità, il giudizio conclusivo dei Carabinieri del Reparto Operativo è che “inquietante è lo stato dell’infiltrazione ‘ndranghetistica nel tessuto politico, amministrativo e istituzionale” della Valle e “le immagini spiegano meglio delle parole il livello di penetrazione” raggiunto dalla “locale” di Aosta. Parole seguite dalla foto in cui l’allora presidente Laurent Viérin stringe, sorridendo a favore di obiettivo, la mano a Rosy Bindi, all’epoca presidente della Commissione parlamentare antimafia.
Era il 19 ottobre 2017 e, finite le audizioni con forze dell’ordine e magistratura, la Deputata dichiarò ai giornalisti il suo sgomento per il fatto che non si fosse mai indagato sul voto di scambio: “qui sembra vigente il metodo della pax valdôtaine, che vede compiacenti altre organizzazioni mafiose come quelle straniere, operatori economici e classe dirigente a vari livelli della Regione”. L’inchiesta Egomnia ha rivelato che per la Dda di Torino, tra quei “vari”, c’era anche il più alto: il Presidente.
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E adesso l enfant prodige cosa dira in conferenza stampa.. sono valdostano ma queste famiglie vierin rollandin perrin chatrian hanno rotto e disgustato… speriamo sia la volta buona che andiamo ad elezioni e voltiamo pagina