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“Missione compiuta”: estratto dal crepaccio sul Gran Paradiso il corpo di Daniele

Dopo una domenica passata a mettere in sicurezza l’area dal rischio di ulteriori crolli, i tecnici del Sav e i militari della Guardia di finanza hanno scavato nella stretta fessura di ghiaccio per riportare in superficie la vittima dell’incidente di sabato.
Cronaca

L’ostinazione dei soccorritori ha consentito, attorno alle 16.30 di oggi, lunedì 29 giugno, di riportare alla luce, dalle viscere del ghiacciaio in cui era sprofondato per una trentina di metri, il corpo senza vita di Daniele Catorci, l’alpinista marchigiano 27enne, vittima dell’incidente verificatosi nella mattinata dell’altro ieri, sabato 27 giugno, sul Gran Paradiso, a circa 3.400 metri di altitudine, sotto la parete nord della montagna.

Le operazioni erano apparse, già nell’imminenza dell’accaduto, complesse e difficoltose. Il crepaccio in cui il ragazzo è finito, per il repentino cedimento del ponte di neve su cui si trovava, era largo poco più di una ventina di centimetri e, dopo una domenica trascorsa a mettere in sicurezza l’area (dal rischio di ulteriori crolli), oggi si è potuto iniziare a scavare per allargare la voragine e raggiungerlo, rimuovendo la fitta coltre di ghiaccio e neve che lo aveva sepolto. L’esito delle manovre non era comunque affatto scontato.

Diciotto, tra tecnici del Soccorso Alpino Valdostano e militari della Guardia di finanza, cui vanno aggiunti i dieci operatori di ieri e quelli intervenuti in emergenza sabato all’alba, si sono alternati a squadre di tre – uno al centro della voragine, con motosega e demolitore, e due ai lati con dei secchi, per rimuovere il materiale – per riportare alla luce il cadavere di Daniele. Il corpo è stato ora trasportato alla camera mortuaria del cimitero di Courmayeur per le procedure formali di identificazione.

Catorci, che da un anno era ricercatore all’Università di Trento, stava salendo con il compagno Sasha Alexander Polimenti, corregionale di 28anni, verso la vetta. Era il secondo della cordata e, quando la neve ha ceduto sotto i suoi piedi, l’amico ha tentato disperatamente di tenerlo in superficie. Trasportato in Pronto soccorso, ha riportato alcune “bruciature” ed abrasioni alle mani, provocate dalla corda, per le quali dovrà essere curato.

La scomparsa di Catorci ha suscitato cordoglio sia nel maceratese (era originario di Camerino), sia nel Trentino, ove si era trasferito per il suo impegno accademico. Un amico, per ricordarlo sui social network, ha scelto le parole dell’alpinista friulano Luca Vuerich: “Gli alpinisti non vanno in montagna per morire, al contrario, nel contatto con la natura trovano la loro vera vita, la libertà”. Quella che Daniele non aveva smesso di inseguire, nelle decine di ascensioni testimoniate da foto sul suo profilo Facebook, e che lo aveva portato in Valle la scorsa settimana.

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