E’ durata buona parte della giornata di oggi, lunedì 3 maggio, la prima udienza del processo alla Corte d’Appello di Torino per i cinque imputati nel processo Geenna, su infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle, che erano stati condannati dal Tribunale di Aosta con rito ordinario lo scorso 16 settembre. La loro responsabilità era stata affermata, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e concorso esterno nel sodalizio criminale.
Ad impugnare la sentenza di primo grado sono stati, tramite i loro avvocati, i presunti partecipi della “locale” ‘ndranghetista al centro delle indagini, iniziate nel 2014, dei Carabinieri del Reparto operativo, coordinati dalla Dda di Torino – il ristoratore Antonio Raso (13 anni di carcere in primo grado), e i dipendenti del casinò Nicola Prettico e Alessandro Giachino (11 anni ognuno) – nonché i due colpevoli di concorso esterno, l’ex consigliere regionale Marco Sorbara e la già assessore alle finanze del comune di Saint-Pierre Monica Carcea (10 anni a testa).
Su un episodio di scambio politico-elettorale (contestato a Raso per le elezioni comunali del 2015 a Saint-Pierre, ma oggetto di assoluzione) ha fatto ricorso anche la Procura distrettuale. La mattinata (l’udienza era in calendario per le 9.30) è stata dedicata alla relazione introduttiva del consigliere della Corte Roberto Cappitelli. Ha delineato il procedimento, la sentenza e come – attraverso le varie iniziative delle parti – si è giunti al secondo grado di giudizio.
Le istanze difensive
Le difese dei cinque imputati hanno quindi messo in campo alcune istanze. Anzitutto, richiedendo di sentire alcuni testi non accolti dal Tribunale in occasione del processo aostano (ne erano stati ascoltati, nelle udienze susseguitesi da giugno a febbraio, un centinaio, ma le liste testimoniali prodotte erano più estese). Dopodiché, rilanciando un’obiezione che ha caratterizzato il procedimento dalle prime battute, chiedendo di non considerare utili alla decisione della Corte gli atti (depositati dalla Dda di Torino nell’udienza preliminare, tenutasi a Torino nel dicembre 2019) sull’inchiesta “Egomnia”.
Si tratta dell’indagine, giunta a chiusura lo scorso marzo, nata appunto come “costola” di Geenna e che riguarda il condizionamento delle elezioni regionali 2018 da parte della “locale” aostana. Tra gli atti depositati al tempo, ed anche durante il procedimento aostano, un’annotazione di polizia giudiziaria e numerose intercettazioni telefoniche. La Corte si è riservata la decisione sulle istanze difensive.
La parola all’accusa
La parola è quindi passata all’accusa, con la requisitoria del pg Valerio Longi, terminata poco dopo le 17. Il magistrato si è soffermato soprattutto sugli elementi che, stando alle investigazioni, dimostrano l’esistenza del sodalizio criminale colpito dagli arresti eseguiti il 23 gennaio 2019 (in cui tutti gli imputati finirono in carcere). In aula, quest’oggi, c’erano solo Sorbara e Carcea (che, nel frattempo, hanno ottenuto i domiciliari), mentre Raso, Prettico e Giachino hanno seguito l’udienza in videoconferenza, dai penitenziari in cui sono detenuti.
Si continua il 17 maggio
L’accusa continuerà la requisitoria il prossimo 17 maggio, quando sono attese anche le richieste di pena del pg Giancarlo Avenati Bassi. Sono poi in calendario le discussioni delle parti civili (i comuni di Aosta e Saint-Pierre, la Regione e l’associazione Libera Valle d’Aosta) e, tempo permettendo, inizieranno le arringhe dei difensori degli accusati. Il processo proseguirà quindi il 31 maggio e il 21 giugno prossimi, data in cui potrebbe arrivare la sentenza. L’appello per gli altri imputati, processati dal Gup di Torino con rito abbreviato, prenderà il via il 18 maggio.