Seguendo un copione che dall’inizio del processo Geenna ha visto solo alcune eccezioni, partiti e movimenti per lo più tacciono ufficialmente sulle sentenze riguardanti l’infiltrazione della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta, pronunciate ieri, lunedì 19 luglio, dalla Corte d’Appello di Torino. Per ora, si registra la sola reazione dell’Union Valdôtaine, movimento cui l’ex consigliere regionale Marco Sorbara, assolto in secondo grado dall’accusa di concorso esterno, era iscritto (e che aveva posto la sua sospensione immediata nel giorno dell’arresto, assieme a quella dell’altro allora destinatario di una misura cautelare, Nicola Prettico, condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso).
La notizia del proscioglimento in appello di Sorbara viene accolta da avenue des Maquisards con “due sentimenti contrastanti: sollievo e angoscia”. Se, “in prima battuta si è sollevati dalla notizia della sua innocenza”, scrive il Leone rampante in un comunicato firmato “L’Union Valdôtaine”, subito dopo “si pensa a come sia stato possibile che una persona innocente abbia potuto vivere un incubo del genere”. “L’angoscia deriva quindi – si chiude la nota – da una giustizia che oggi si fatica a capire. A Marco Sorbara e alla sua famiglia va tutta la solidarietà” del movimento.
Le altre reazioni giunte al momento arrivano da esponenti politici, che le hanno affidate ai loro profili social individuali. Di verdetti che “confermano dal punto di vista giudiziario la presenza della ‘ndrangheta in VdA”, “strutturata e radicata nel tempo”, parla il presidente del Consiglio regionale Alberto Bertin su Twitter, auspicando poi che “queste nuove sentenze servano per una maggiore consapevolezza”, giacché “per troppo tempo si è sottovalutata la gravità di questo fenomeno”.
Per il Senatore Albert Lanièce, sempre in un cinguettio, la “sentenza d’appello del processo Geenna mantiene la greve ombra della criminalità organizzata sulla Valle, aspettiamo che la Giustizia finisca il suo corso”. Il parlamentare dell’Union Valdôtaine dedica poi “un abbraccio a Marco Sorbara e alla sua famiglia per l’assoluzione”, chiedendosi “era necessario tutto questo?” e “La giustizia funziona bene?”.
Sentenza d’appello del processo Geenna mantiene la greve ombra della criminalità organizzata sulla Valle, aspettiamo che la Giustizia finisca il suo corso;un abbraccio a Marco Sorbara e alla sua famiglia per l’assoluzione…era necessario tutto questo?La Giustizia funziona bene?
— Albert Lanièce (@albertlaniece) July 20, 2021
L’ex presidente del consiglio Emily Rini, alla guida dell’assemblea di piazza Deffeyes il mattino del 23 gennaio 2019, quando Sorbara non si presentò in aula per il Consiglio Valle, perché tratto in arresto dai Carabinieri nella notte, sottolinea che “questa vicenda dovrebbe farci riflettere tutti. Tanto”. Perché “quell’arresto fu un colpo al cuore dell’assemblea regionale” e “tante volte, ma tante davvero, ho pensato in questi anni a cosa stesse provando, vivendo Marco. Avevo lavorato al suo fianco e mi sembrava davvero incredibile poter credere a quell’accusa così pesante per lui”.
Ciò che più “mi ha colpita – aggiunge Rini – è stata la cattiveria, la meschinità di tanti (troppi) nostri, allora, colleghi. Politici (attorniati dai soliti noti) che non hanno perso tempo per sfruttatre prodromo loro questa vicenda, riversando su Marco, probabilmente, tutte le loro di manchevolezze!”. Per questo, l’ex presidente si manifesta “fiera di essere una donna liberale e garantista, perché la presunzione di non colpevolezza deve essere rispettata sempre e non a corrente alternata. Tutto ciò nel pieno rispetto del lavoro della magistratura”.
Fulvio Centoz, sindaco di Aosta del Partito Democratico negli anni cui l’inchiesta si riferiva e a capo della giunta in cui sedeva Sorbara quale assessore alle politiche sociali (e protagonista di un episodio di tentato scambio politico-elettorale dal quale il ristoratore Antonio Raso è stato assolto in appello, per i voti promessi al candidato dem in occasione delle comunali 2015), sottolinea su Facebook di essere ”davvero contento per Marco” e “per la maggioranza comunale che mi ha sostenuto”, perché “la sua assoluzione e la precedente decisione di non commissariare il comune certifica la nostra totale estraneità a quel mondo e la correttezza di tutti noi e di tutta la struttura amministrativa che lavora in piazza Chanoux”.
Centoz, premettendo che resta da vedere se lo scenario infiltrativo certificato dalla sentenza di secondo grado “arriverà in Cassazione e se ci saranno nuovi stravolgimenti”, aggiunge di volersi fermare nel commento “alle notizie belle”, ma “voglio prendermi qualche giorno di meditazione a mente fredda perché una domanda mi frulla nella testa da alcune ore: chi risarcirà Marco per ciò che ha subito?”.
Consigliere regionale per l’Union Valdôtaine Progressiste negli anni in cui le investigazioni per Geenna hanno scosso i palazzi della politica valdostana, Jean Claude Daudry parte dal presupposto che “le indagini non si commentano e le sentenze si applicano”. “Peccato solo – aggiunge – per coloro che costruiscono le loro fortune politiche sulla pelle degli altri a prescindere, senza alcuna pietà umana”. “Dignità” è la parola conclusiva, assieme all’hashtag #ConsVdA, del suo post su Facebook.
Un altro ex sindaco di Aosta ed attuale dirigente dell’Uv, Guido Grimod, plaude al fatto che “la giustizia italiana lenta e borbonica ha finalmente ribaltato le pesanti accuse nei confronti di Marco Sorbara pronunciando una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste”. “Tanti, ora, – continua il commento – dovranno ricredersi e fra questi certi politici e pennivendoli sempre pronti ad attaccare e fare la morale. A Marco tutta la solidarietà e la stima anche se questo non ripaga le sue sofferenze”.