Confcommercio Valle d’Aosta, di principio, era stata “morbida”: l’aggiornamento del Piano del traffico urbano di Aosta – approvato in Giunta comunale ad inizio luglio, e recentemente messo a disposizione della cittadinanza fino al 14 settembre – necessitava di un maggiore confronto.
In conferenza stampa – questione che ha fatto storcere il naso all’Amministrazione comunale – il Presidente Graziano Dominidiato lo ripete, a scanso di equivoci, non senza togliersi qualche proverbiale “sassolino dalla scarpa”: “Non è nostra intenzione alimentare la polemica con l’Assessore Sartore ed il Comune. È però un diritto di un’associazione come la nostra dialogare con associati e non, per eventuali criticità e situazioni che si possono creare in città dopo un piano di questo tipo”.
O meglio: “È particolarmente strano che un’Amministrazione abbia rilevato questo ‘fastidio’ per il fatto che chiediamo di darci delle suggestioni e facciamo delle osservazioni – aggiunge il Presidente Confcommercio VdA -. Come singolare è che un piano di questa importanza, che interessa tutta la cittadinanza e tutto il settore del commercio, sia stato pubblicato il 16 agosto”.
La vera verità, però, è che invece l’aggiornamento del Pgtu aostano non piace a Confcommercio. E non piace per niente.
Ad illustrare le istanze dell’Associazione è stato chiamato Giacomo Galvani, architetto e, tra le altre cose, consigliere dell’Ordine regionale. Le sue parole non lasciano spazio ad equivoci.
Le “falle” del Pgtu
“Le scelte presenti nel Piano sono quelle previste dalle norme, nonostante importanti mancanze e carenze – spiega il professionista -. È un aggiornamento, una variante, del Pgtu redatto nel 2011. Però, di questo piano, in dieci anni, cosa è stato fatto? In origine prevedeva un mare di cose ma è stata solo aumentata la tariffazione e pedonalizzato parzialmente l’Arco di Augusto, oltre a qualche altra cosa minore”.
Le criticità vere, però, sono altre. Anzitutto procedurali: “Il Pgtu deve contenere i principali interventi da attuare a breve e medio termine ed essere strutto in due fasi – prosegue Galvani -: una per il breve periodo che risolve le questioni più urgenti, e una seconda con una previsione di realizzazione di infrastrutture. Deve fornire le necessarie direttive generali per elaborare dei piani particolareggiati ed eventuali piani esecutivi. Invece, si osserva l’assoluta mancanza di suddivisione in due fasi. Non c’è”.
Non solo: “Non sono indicate le soluzioni nei periodi dell’anno di forte affluenza turistica. Il piano deve recepire il fatto che ad agosto e in inverno ci sono molti di turisti, e che tutti ne vorremmo anche di più. Non c’è uno schema di priorità. Non si parla di risorse economiche disponibili e di risorse organizzative. Non ci sono idee dentro il piano. È un elenco di obiettivi, intenzioni”.
Quei problemi non risolti che il Piano non affronta
Galvani mette sul tavolo alcuni esempi di quelle questioni non risolte che il Capoluogo si porta dietro da tempo.
“Faccio un esempio lampante – spiega -: la ferrovia separa tutta la zona sud della città. Come risolverlo? Sono decenni che si susseguono studi, progetti. A mio parere, quello più datato era quello più interessante: non fare uno svincolo autostradale ad Aosta centro ma dare uno spazio di svincolo e sosta con un grande parcheggio, collegato al Centro cittadino con un sottopasso pedonale o con un tramway veloce”.
Ma c’è dell’altro: “Non sono condivisibili le Ztl di piazza San Francesco e le vie limitrofe, né all’Arco di Augusto, via Garibaldi e piazza della Repubblica. Eliminare l’accesso e la sosta a due plessi scolastici in piazza San Francesco è inaccettabile”.
Così come “limitare la viabilità a est dell’Arco, con una rotonda in piazza Vuillermin. Come fa un turista ad andare in via Torino? Non sono accettabili, e penalizzano fortemente tutti gli interventi che si vorrebbero fare. Chiudere al traffico privato viale Ginevra e via Guido Rey, poi, è come render monca viabilità cittadina”.
A questo si aggiungono pedonalizzazioni e piste ciclabili che non convincono: “Il centro lavora con il commercio – aggiunge Galvani -, bisogna trovare una soluzione per il transito dei veicoli commerciali. Ma anche per le attività: quanti bar hanno i dehors sui parcheggi? E se al loro posto verrà realizzata una pista ciclabile chi si fermerà nei locali?”.
Il “nodo” della sosta
“Considerando l’alto tasso di motorizzazione di Aosta – prosegue il professionista -, e la forte domanda di mobilità, la concentrazione dei servizi e delle attività commerciali in centro, i punti di sosta che si intendono togliere vanno sostituiti con parcheggi di prossimità pubblici e privati, per non arrivare alla paralisi del centro. Ma anche il trasporto pubblico va implementato, integrato con quello extraurbano e calmierate le tariffe”.
L’attenzione al commercio, che non c’è
La questione che più coinvolge Confcommercio, però, è tutta nell’impatto che il Pgtu potrebbe avere sulle attività commerciali.
Galvani prova a spiegarlo: “In questi ultimi due anni, con la pandemia, molte attività sono entrate in crisi o hanno chiuso. I Piani del traffico e quelli sosta devono favorire il ripristino delle attività commerciali nel centro, risolvendo i flussi di accesso e la facilità di sosta. Tutto ciò non trova alcuna previsione nel Piano in esame, anzi molti interventi li ostacolano. Tanti elementi sono insufficienti rispetto alle esigenze ma anche rispetto alla normativa. Gli scenari e gli interventi sono ben elencati ma non condivisibili, non risolvono il problema dei flussi turistici e stagionali”.
Una bocciatura su tutta la linea – in attesa dell’incontro del prossimo 30 agosto con le associazioni di categoria ed il gruppo di progettisti che ha elaborato e aggiornato il documento dal quale si salva solo la soppressione del passaggio a livello di via Carrel che andrebbe però – dice sempre l’architetto – “sostituito con un passaggio per le auto, visto il prolungamento di via Paravera con via Valli valdostane. Va collegato”.
“È un Piano che non osa – chiude Galvani, tranchant -, non è propositivo e non presenta quegli interventi di grande respiro che possono rendere la nostra città un modello di sviluppo”.