Traforo del Gran San Bernardo, Caveri incontra l’ambasciatrice elvetica presso l’Ue

Durante il faccia a faccia Caveri ha rinnovato la richiesta di un’autorevole sollecitazione presso la Commissione europea, che si sta occupando della questione.
Ass Caveri e Ambasciatrice svizzera
Economia

Il Traforo del Gran San Bernardo è stato al centro oggi di un incontro avuto dall’Assessore regionale agli Affari europei Luciano Caveri con l’Ambasciatrice elvetica presso l’Unione europea, Rita Adam.

Durante il faccia a faccia Caveri ha rinnovato la richiesta di un’autorevole sollecitazione presso la Commissione europea, che si sta occupando della questione. Ad Adam, già ambasciatrice in Italia, Caveri aveva nell’aprile del 2021 illustrato per la prima volta la situazione del traforo del Gran San Bernardo.

“Ho ricostruito alla dottoressa Adam – spiega Caveri – quanto le autorità valdostane in questi anni hanno fatto sia per sbloccare i fondi nazionali promessi più volte nel corso delle Conferenze intergovernative per la modernizzazione del traforo sia per spiegare in Europa la necessità di allungamento della concessione dal 2034 al 2050 per consentire gli investimenti necessari per i lavori attuali e futuri. Richiesta quest’ultima che confidiamo essere in dirittura d’arrivo. Azioni congiunte, come evidenziato ancora di recente in una serie di incontri in diverse sedi da parte del Presidente della Regione Renzo Testolin, che servono per garantire sempre di più la sicurezza nel traforo monotubo, sapendo che già sono comunque assicurati gli standard richiesti dalla direttiva comunitaria con la realizzazione di un tunnel in funzione, parallelo a quello di transito, utile per eventuali evacuazioni”.

L’Ambasciatrice ha confermato l’impegno svizzero in Europa sulla questione, evocata per altro come importante anche in incontri al vertice avvenuti fra le autorità svizzere e le massime cariche istituzionali italiane.

Per il Traforo del Gran San Bernardo si pensa ad una proroga di 16 anni della concessione

24 novembre 2023

Una proroga di 16 anni della concessione, in scadenza al 2034, con l’obiettivo di rendere sostenibili economicamente alcuni interventi necessari. La proposta, così come chiesto dal Ministero dei Trasporti, dovrà essere predisposta da Sitrasb. “Tale proposta è attualmente in corso di valutazione da parte della Commissione europea per i profili inerenti al rispetto delle norme comunitarie in materia di concorrenza congiuntamente al procedimento di revisione del rapporto concessorio attualmente in fase istruttoria” E’ quanto spiegato ieri dal sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Tullio Ferrante, rispondendo a un’interrogazione a risposta immediata in commissione Trasporti, alla Camera, del deputato Antonino Iaria del Movimento 5 stelle.

“Il Mit si è attivato per individuare le risorse necessarie per l’esecuzione degli interventi alla luce delle esigenze espresse dalla Sitrasb – ha proseguito il sottosegretario –  la conclusione di tale attività di di ricognizione, che è prevista a breve, fermo restando la disponibilità del Mit di attivare un tavolo di confronto con le due società di gestione per la condivisione delle attività propedeutiche alla realizzazione degli interventi previsti e la gestione dei dei flussi merci”.

Ferrante ha poi evidenziato come “il Traforo del Gran San Bernardo costituisce una infrastruttura stradale di rilevanza strategica per la nazione”.

Traforo Gran San Bernardo, Sitrasb rassicura: “Nessuna urgenza per la sicurezza”

“Per quanto di propria competenza, che, sotto il profilo della sicurezza, non è da ravvisarsi alcuna imminente urgenza e, per quanto attiene agli ulteriori profili, non sussiste alcuna inadempienza da parte di Sitrasb”. Così la società che gestisce il Traforo del Gran San Bernardo interviene sull’allarme lanciato dal presidente della Société Tunnel du Grand-Saint-Bernard SA, la società svizzera di gestione del tunnel, Olivier Français in un’intervista a Tvsvizzera.it.

“Sitrasb stessa, consapevole delle procedure e tempistiche imposte per il rispetto della normativa italiana ed eurounitaria per la formalizzazione delle soluzioni volte alla necessaria copertura economico finanziaria degli interventi sulla soletta di ventilazione, ha a suo tempo richiesto alla omologa concessionaria Svizzera TGSB SA l’inserimento nei propri atti di gara e nel contratto di una specifica clausola di salvaguardia e che quest’ultima ha pertanto inserito nel bando di gara una prescrizione, trasfusa quindi come clausola nel contratto di appalto sottoscritto sempre da TGSB SA con l’impresa affidataria dei lavori”.

La clausola prevede che “le financement de la dalle de PK 3’000 à PK 5’798 demeure réservé par le Maître d’Ouvrage et sera décidé au plus tard deux ans après le debut des travaux”.

“Del resto, lo stesso cronoprogramma lavori dell’intervento da porre in essere prevede una durata complessiva, per la realizzazione, di quattro anni con conclusione prevista per il mese di maggio 2027 – spiega ancora la società –  e indica nel mese settembre 2025 l’avvio dell’esecuzione delle opere sulla tratta di competenza della Sitrasb (da PK 3’000 a PK 5’798). Come previsto progettualmente, l’intervento è già stato avviato nell’ottobre 2023 partendo dal lato svizzero, e, per quanto riguarda la tratta di competenza Sitrasb, sono garantite sino al termine dei lavori le condizioni di sicurezza del traforo sulla base in primis degli interventi già effettuati sulla tratta medesima alla fine del 2017, nonché delle attività di monitoraggio continuo e manutenzione già in atto e preventivamente condivise con gli organi tecnici”.

Traforo del Gran San Bernardo: i Sindaci inquieti, 26 milioni che latitano e l’incognita concessione

di Christian Diémoz
16 novembre 2023

“Le notizie che circolano in questi giorni e le dichiarazioni del presidente della Société Tunnel du Grand-Saint-Bernard SA, la società svizzera di gestione del tunnel, Olivier Français ci hanno messo in allarme”. Lo scrivono i sindaci di Saint-Rhémy-en-Bosses, Saint-Oyen ed Etroubles, Alberto Ciabattoni, Alessio Desandré e Marco Calchera, a seguito di servizi apparsi negli scorsi giorni sui media elvetici ed italiani, riguardo “una possibile chiusura” del traforo del Gran San Bernardo, dovuta al ritardo della parte italiana nel finanziamento dei lavori di manutenzione.

I Sindaci della “Comba”

“Nel nostro territorio, oltre ai dipendenti frontalieri e transfrontalieri, – continuano i tre primi cittadini – ci sono numerose attività che lavorano grazie all’economia prodotta da tutte le persone che transitano dal tunnel. Un’eventuale chiusura avrebbe delle conseguenze negative anche per tutta la Valle d’Aosta e le regioni limitrofe, come il Piemonte e la Liguria”.

“Vista l’esperienza dei tre mesi di chiusura nell’autunno del 2017, – si conclude la nota – speriamo che questa situazione sia chiarita e risolta quanto prima. Siamo certi del massimo impegno da parte del Governo regionale e della Sitrasb nel ricercare una soluzione condivisa con il Governo nazionale per garantire il completamento dei lavori di manutenzione straordinaria e la definizione della vitale proroga della concessione attualmente in essere”.

Le parole alla base dell’allarme

Quali sono le parole di Français che hanno tolto il sonno ai tre sindaci? Sono riportate in un lungo reportage dedicato da tvsvizzera.it alla situazione del traforo tra l’Italia e la Confederazione elvetica: “Se la situazione non si sblocca, non ci saranno le condizioni per garantire la sicurezza e saremo costretti a chiudere il tunnel”. Il riferimento è a due partite, che corrono parallele (anche se un aspetto, come vedremo, le porta ad incrociarsi), verso il futuro del tunnel.

La novità: il tunnel di sicurezza

La data cardine è il 2004. In aprile, l’Unione Europea stabilisce – nella direttiva sui “requisiti minimi di sicurezza per le gallerie della rete stradale transeuropea” – che i trafori monotubo debbano essere dotati di un tunnel di sicurezza. Una vera e propria novità per il traforo, giunta inaspettata (anche finanziariamente). L’assenza di tale infrastruttura – parallela al tunnel stesso, per rendere sicura la fuga di eventuali persone in transito in caso di emergenza – avrebbe, questa sì, potuto cagionare la chiusura del traforo.

Il cunicolo viene quindi costruito ed inaugurato il 10 luglio 2022, allineando il Gran San Bernardo alle regole. La criticità riguarda però l’aspetto economico. L’opera è transnazionale e i costi impattano su entrambe le società di concessione (unite nella “Sisex”): lo Stato italiano si impegna quindi (ed esiste una lettera che lo formalizza) a sostenere la parte di competenza del costo, pari a 26 milioni di euro.

La promessa rinnovata a più riprese

L’impegno è stato ribadito anche in più conferenze intergovernative (con stupore non indifferente dei rappresentanti elvetici, che spesso non credevano alle loro orecchie nel riascoltare le medesime promesse di anni prima), ma all’indomani, ogni volta, non si vedono erogazioni. Parallelamente, prende corpo l’idea – sposata anche dal compianto Silvano Meroi, negli anni in cui era presidente della Sitrasb – di un allungamento della durata della concessione del tunnel.

Lenimento finanziario: allungare la concessione

Scadrà nel 2034 e la dilazione è stata sollecitata più volte, nel tempo, almeno fino al 2070 (con un criterio prudenziale). La “ratio” dell’operazione è rendere sostenibili economicamente alcuni interventi necessari (parliamo, tra l’altro, di circa 28 milioni per lavori sulla soletta di ventilazione della galleria), visto che l’apertura della galleria risale al 1964 e i segni del tempo (come ha dimostrato l’incidente del 2017).

Un dossier delicato quanto cruciale

Il dossier di proroga concessoria è complesso e delicato (investe pure aspetti relativi alla concorrenza) ed anch’esso è fatto di interlocuzioni a più livelli, non solo Regione e Stato e controparti elvetiche, visto che coinvolge anche la Commissione europea. Un cammino che, a chi ne parlava a fine 2022, quando il tema è entrato in agenda con prepotenza (tra i primi a parlarne, l’allora assessore alle partecipate Luciano Caveri, con i faldoni passati a marzo di quest’anno sulla scrivania del Presidente della Regione Renzo Testolin), pareva avvolto dalla nebbia, ma che certo ha importanza cruciale.

Gli addetti ai lavori sanno bene che contare su un orizzonte diverso della scadenza concessoria potrebbe consentire alla società italiana di gestione (cui partecipa per parte maggioritaria la Regione, con il restante 36,5% delle quote in mano alla Sav, quindi al gruppo Gavio) di ammortizzare la quota parte dell’investimento. Certo, riguardo ai soldi che lo Stato ha promesso (ma non versato), l’instabilità politica, in quel di Roma, non ha aiutato i rapporti con la piccola Valle d’Aosta (che, a sua volta, qualche Giunta l’ha cambiata), ma c’è anche un altro elemento che sbigottisce chi conosce bene la materia.

Per la recente ripartenza dei lavori della “variante” della Statale 26 a Saint-Oyen ed Etroubles, lo Stato ha impegnato una cifra come 127 milioni di euro. Come mai non riesce a trovarne 26 per il traforo che, con i 33 milioni di veicoli ad averlo attraversato dall’apertura ad oggi, è alla base del flusso per cui serve la “variante”? La domanda è nelle menti di tanti in Valle d’Aosta (specie dalle parti di piazza Deffeyes), ma anche in Svizzera (a leggere tra le righe il reportage di tvsvizzera.it) non paiono porsela in pochi.

4 risposte

  1. Su questo dossier, così come su quello del Monte Bianco, quanti danni combina la politica valdostana ogni qual volta che decide di muoversi in autonomia e di parlare in totale libertà. Pazzesco che non riescano a capirlo.

    1. Hai centrato il punto, Henry! Secondo me, però, da palazzo regionale l’hanno capito molto bene e infatti lo fanno di proposito…

  2. Insolito il silenzio dal secondo piano di palazzo regionale su questa vicenda. Non è che forse i 26 milioni di euro richiesti al Governo, in realtà, sarebbero dovuti essere sborsati già da tempo dalla Sitrasb, che ha proprio nella Regione il suo socio di maggioranza?
    Christian Diémoz, percorra questa strada nella sua inchiesta giornalistica.

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