Ad Aosta e Saint-Pierre, “concezione clientelare della gestione degli interessi pubblici”

14 Dicembre 2020

“I comportamenti emersi all’esito delle indagini pur privi, in larga parte, di rilevanza penale, talvolta palesano una concezione clientelare della gestione degli interessi pubblici”. A scriverlo è il pm Luca Ceccanti, a chiusura delle indagini che hanno riguardato l’attività amministrativa nei comuni di Aosta e Saint-Pierre. I fascicoli erano stati aperti ad inizio 2020, a seguito della conclusione dell’accesso antimafia nei due enti, scaturito dalle risultanze dell’inchiesta Geenna della Dda di Torino su infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta.

Le relazioni delle Commissioni che, dall’aprile all’ottobre 2019, avevano ispezionato i due Municipi – conducendo al commissariamento del comune dell’alta valle e a concludere per l’assenza di condizionamenti del crimine organizzato nell’attività amministrativa per il capoluogo regionale – contenevano agli occhi della Procura diretta da Paolo Fortunaelementi meritevoli di approfondimento in relazione a condotte tenute all’interno delle amministrazioni comunali, sia relative all’affidamento di lavori e/o servizi pubblici, sia relative ad altre vicende”.

Gli accertamenti, affidati ai Carabinieri del Nucleo Investigativo, hanno evidenziato che, al di là della perseguibilità penale delle condotte emerse, “la gestione di entrambi gli enti pubblici nel periodo interessato” (cioè tra il 2014 e il 2018) appare “caratterizzata da leggerezza, pressapochismo, mancanza di trasparenza”. Nei due enti erano stati eletti quali assessori, nella tornata elettorale del 2015, Marco Sorbara e Monica Carcea, entrambi condannati in primo grado per concorso esterno nella “locale” di Aosta (a 10 anni di carcere ognuno).

Le indagini, dopo alcuni accertamenti preliminari, hanno consistito “nell’acquisizione e nell’esame della copiosa documentazione amministrativa e nell’effettuazione di tutte le attività di riscontro alle circostanze documentalmente emerse”. Le posizioni vagliate dai militari sono state oltre una ventina, buona parte delle quali chiuse con richiesta di archiviazione, che ha riguardato la totalità delle vicende “radiografate” nel municipio aostano. Cinque persone, per quanto riguarda Saint-Pierre, hanno invece ricevuto l’avviso di chiusura indagini, con accuse relative al servizio di taxi-bus comunale ed alla gestione di una pratica anagrafica.

I mobili in Calabria “con disinvoltura”

Relativamente al Comune di Aosta, la Procura ha esaminato, oltre all’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica e all’iter del contratto di refezione andato a due ditte poi colpite da interdittiva antimafia, il trasporto da parte dell’allora assessore Sorbara, già emerso nel processo Geenna, di alcuni mobili di proprietà del Comune di Aosta a San Giorgio Morgeto, ente “gemellato” con il capoluogo regionale. Al riguardo, “può dirsi con certezza” che lo spostamento sia avvenuto “per iniziativa dell’assessore senza il ricorso agli adempimenti richiesti”.

Tali circostanze “sono foriere di perplessità in ordine alle modalità di gestione dell’intera questione e alla disinvoltura” con cui “l’assessore ha trasportato i mobili in Calabria”. L’ipotizzabile reato di peculato va però escluso “non solo per il valore irrisorio dei mobili, ma anche in ragione del fatto che questi sono stati quasi interamente consegnati”. Per quelli non reperiti, peraltro, “difetta qualsiasi certezza” su ciò che fosse effettivamente presente “presso il magazzino di Aosta” del Comune.

L’assistenza legale “ricorrente”

Nell’analizzare gli incarichi di consulenza e assistenza legale attribuiti dal Municipio dal 2009 all’anno in corso, la Procura registra varie “fasi”. Dapprima attraverso l’esperimento di un avviso di gara (fino al 2010), poi con l’introduzione di una procedura comparativa basata sulla “selezione di esperti” e sulla “valutazione di curricula presentati da candidati” e, fino al 2016, tramite affidamenti diretti (scelta definita “opinabile sul piano dell’opportunità e della necessità”).

Sono seguiti, sino ad oggi, ricorsi a proroga (che, afferma il pm, “ovviamente non rappresenta la soluzione di maggior garanzia e trasparenza”) e una gara bandita dalla centrale unica di committenza. Per gli inquirenti non è integrata l’“illegittima alterazione del procedimento di scelta del contraente”, ma certo è – osserva via Ollietti – che lo stesso dirigente “ha gestito, per anni, le procedure in questione ed è altrettanto certo il ricorrere di alcuni professionisti”.

Lo sgombero neve in “perenne affano”

In fatto di aggiudicazione dei servizi di sgombero neve e di spargimento di sale nel capoluogo regionale, “risulta che in un lungo periodo temporale (quasi 10 anni) l’amministrazione comunale ha gestito il servizio con scelte frammentarie e senza un’adeguata valutazione di tutti gli interessi in gioco. Seppur non si “ravvisino violazioni” tali da concretizzare l’ipotesi di abuso d’ufficio, “è evidente che la gestione portata avanti negli anni ha creato vantaggi indiscutibili alle imprese” affidatarie, “senza al contempo garantire servizi soddisfacenti”.

In più occasioni, il dirigente competente “lascia trascorrere quasi un mese prima di determinare che non vi sono più i tempi” per una gara. Secondo il pm, a guardare le date degli atti, “ove si fosse proceduto per tempo, si sarebbe potuto ricorrere ad una procedura di scelta comparativa”. Certo è che il tecnico “ha adottato la via più semplice, giustificandola con una situazione di urgenza decisamente discutibile”.

Saint-Pierre, l’autorimessa mai pagata

Passando a Saint-Pierre, la prima vicenda esaminata è quella dell’assegnazione di un’autorimessa comunale alla moglie di Marco Fabrizio Di Donato (condannato a 9 anni di carcere in abbreviato a Torino, quale capo della “locale” di Aosta), che l’ha occupata “senza titolo dal marzo 2015 fin ad ora senza che il Comune si sia mai attivato per la liberazione e per la riscossione delle somme dovute, addirittura continuando a proporre, senza ricevere risposta, il rinnovo del contratto”.

Così facendo, oltre a non riscuotere canoni “per un ammontare complessivo di oltre 5mila euro”, non è stata affidata l’autorimessa ad altri, “come sarebbe stato ben possibile”. Per il pm Ceccanti, “il sindaco Lavy, l’assessore Carcea e il segretario comunale Chabod hanno” gestito la vicenda “in modo superficiale, inopportuno e illegittimo”. Tuttavia, alla luce della recente revisione dell’abuso d’ufficio, “tali condotte rivestono caratteri di illecito amministrativo e non penale”.

Acquedotto: la manutenzione “ininterrotta”

“Lo sconcertante ed illegittimo modo di gestione dei servizi pubblici” del Comune oggi commissariato è invece testimoniato “dalla ricostruzione delle procedure aventi ad oggetto la manutenzione dell’acquedotto comunale”. La circostanza che, dal 2015 al 2019, l’affidamento sia avvenuto “ininterrottamente” a favore di “un imprenditore locale”, in “violazione del criterio di possibile rotazione” negli incarichi, induceva gli inquirenti “a ritenere la sussistenza” di comportamenti abusivi degli amministratori e dei funzionari coinvolti.

“È indubitabile”, scrive la Procura, “che la condotta di tali pubblici ufficiali sia tutt’altro che trasparente e comunque tale da avere attribuito” all’aggiudicatario, “imprenditore ben conosciuto nella zona, una posizione di vantaggio” su altri soggetti economici. Tuttavia, anche in questo caso, la nuova formulazione dell’abuso d’ufficio, sottrae dalla rilevanza penale “le condotte enucleatesi nel corso dell’indagine”.

Le indagini sfociate in accuse

Contestazioni, a seguito degli accertamenti, sono invece state mosse sull’affido dal 2017 del servizio di taxi-bus per studenti (con accuse, a vario titolo, di abuso d’ufficio e violazione della legge sulle misure di prevenzione antimafia all’allora segretario comunale Osvaldo Chabod e ai tre imprenditori dell’autonoleggio Patrick Parleaz, Salvatore Addario e Gabriele Sanlorenzo) e sulla gestione di una pratica anagrafica, nel novembre 2016.

Per quest’ultima vicenda ha ricevuto l’avviso di chiusura indagini la dipendente comunale Fulvia Charrère, 54 anni di Saint-Pierre, cui è contestato il falso materiale e ideologico in atti pubblici. Nell’iter di rilascio del permesso di soggiorno di un parente della moglie di Marco Fabrizio Di Donato, la donna avrebbe fornito all’allora Sindaco Paolo Lavy informazioni inesatte sulla rispondenza ai requisiti di legge del richiedente (che non avrebbe soggiornato legalmente per 5 anni sul territorio italiano), così inducendolo ad attestare il falso.

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