‘Ndrangheta, la Cassazione assolve Sorbara e annulla con rinvio le altre condanne

L’ex consigliere regionale esce definitivamente dal processo. Gli altri quattro imputati, Raso, Giachino, Prettico e Carcea, dovranno affrontare un nuovo giudizio in Corte d’Appello. La sentenza letta attorno alle 20 di oggi, martedì 24 gennaio.
Corte di Cassazione.
Cronaca

Marco Sorbara esce del tutto dal processo Geenna, sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta, e lo fa da assolto. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’innammissibilità del ricorso della Procura generale di Torino e reso definitivo, per l’ex consigliere regionale, il verdetto di secondo grado, che lo scagionava appunto dall’accusa di concorso esterno. Per gli altri quattro imputati che avevano scelto il rito ordinario – cioè Antonio Raso, Alessandro Giachino, Nicola Prettico (a processo per associazione di tipo mafioso) e Monica Carcea (chiamata a rispondere di concorso esterno) – la Suprema Corte ha deciso l’annullamento della sentenza precedente e il rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Torino, per un nuovo giudizio.

La sentenza è stata pronunciata attorno alle 20 di oggi. L’udienza si era tenuta in mattinata, dalle 10 alle 13 circa. Nella discussione, il Pg della Cassazione aveva chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso della Procura generale di Torino contro l’assoluzione in secondo grado dell’ex consigliere regionale Marco Sorbara (che il 16 settembre 2020 era stato condannato dal Tribunale di Aosta a 10 anni di reclusione, con la sentenza rovesciata dalla Corte d’appello di Torino il 19 luglio 2021). Richiesta che il Collegio della Suprema Corte ha accolto.

Il Pg della Cassazione aveva poi invocato che venisse dichiarata infondata anche l’impugnazione della sentenza di Raso, nella parte in cui era stato assolto dall’imputazione per scambio elettorale politico-mafioso aggravato verso Sorbara. La richiesta dell’accusa prevedeva quindi, per il ristoratore titolare della pizzeria “La Rotonda”, la conferma della condanna a 10 anni di carcere (rispetto ai 13 del primo grado) per l’accusa di associazione di tipo mafioso.

Nella discussione, la Procura generale della Suprema Corte aveva infine sollecitato ai giudici il respingimento degli appelli presentati dai difensori di Prettico e Giachino (entrambi, in secondo grado, condannati ad 8 anni di reclusione ognuno, per associazione di tipo mafioso) e di Carcea (cui la Corte d’appello di Torino aveva inflitto 7 anni di reclusione per concorso esterno). Per tutte le posizioni oltre a Sorbara, però, la Corte ha deciso per l’annullamento della sentenza di secondo grado, con il rinvio in appello, per un “Geenna Bis”. Nessuno dei legali, nell’imminenza della sentenza, ha inteso commentare la decisione, in attesa di leggere le motivazioni della stessa.

Oltre all’udienza tenutasi oggi, l’altro ramo processuale di Geenna in Cassazione è in calendario per il prossimo 20 aprile. Interesserà i condannati nel rito abbreviato. Parliamo di Bruno Nirta (12 anni 7 mesi e 20 giorni di carcere al termine del processo d’appello), Marco Fabrizio Di Donato (9 anni), suo fratello Roberto Alex Di Donato e Francesco Mammoliti (entrambi condannati a 5 anni e 4 mesi di reclusione). Nel filone con rito alternativo a Torino erano stati condannati anche imputati cui non veniva contestata l’appartenenza al crimine organizzato, ma chiamati a rispondere di reati emersi durante l’inchiesta.

Si tratta di Salvatore Filice (2 anni e 4 mesi di carcere in appello per tentata estorsione e violazione delle norme sulle armi), Giacomo Albanini e Roberto Bonarelli (rispettivamente 1 anno e 4 mesi e 1 anno e 6 mesi, per favoreggiamento). Altre cinque condanne erano state pronunciate per un’ipotesi di traffico internazionale di stupefacenti tra Spagna e Piemonte. Il “blitz” dei Carabinieri scattato il 23 gennaio 2019 fu il culmine delle indagini iniziate oltre tre anni prima.

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