Con il graduale ritorno all’attività degli organi giudiziari, il Gup del Tribunale di Torino ha fissato le udienze che porteranno alla conclusione del processo “Geenna” – nato dall’omonima inchiesta dei Carabinieri e della Dda di Torino su infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta – per i quattordici imputati che hanno scelto riti alternativi. Secondo la programmazione stabilita, qualora non scattassero altri rinvii, la sentenza è attesa per giovedì 11 giugno prossimo. Altre due udienze sono in calendario per il 4 e il 10 dello stesso mese.
Il processo era alle battute finali. La requisitoria dei pm Valerio Longi e Stefano Castellani, cui si era affiancata l’attuale procuratore capo di Torino Anna Maria Loreto, si era già tenuta, così come le arringhe difensive degli imputati, tra i quali i fratelli ritenuti a capo della locale aostana messa a fuoco dalle indagini dell’Arma, Marco Fabrizio e Roberto Alex Di Donato. Per lo scorso 19 marzo era in programma il primo appuntamento legato alle repliche dell’accusa, ma l’emergenza per l’epidemia da Covid-19, con la sospensione dell’attività lo aveva fatto saltare.
Il “filone” aostano del processo, che coinvolge i cinque imputati che hanno scelto il rito ordinario, è invece fissato per il 3 giugno. Davanti al tribunale in composizione collegiale (presidente Eugenio Gramola e giudici a latere Maurizio D’Abrusco e Marco Tornatore) compariranno Marco Sorbara e Monica Carcea, rispettivamente consigliere regionale sospeso ed ex assessore comunale a Saint-Pierre, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa ed oggi ai “domiciliari”, nonché il consigliere comunale di Aosta sospeso Nicola Prettico, il dipendente del Casinò Alessandro Giachino e il ristoratore Antonio Raso, imputati di appartenere alla locale e in carcere dal blitz scattato il 23 gennaio 2019.
L’ipotesi del Tribunale è di procedere a due udienze a settimana, oltre ad una terza su accordo delle parti, per l’intero mese di giugno e, con buona probabilità, quasi tutto luglio, iniziando alle 9 del mattino e proseguendo per l’intera giornata. Un calendario così fitto è dato dal fatto che sono oltre 100, tra accusa e difesa, i testimoni ammessi. La situazione pandemica ha spinto anche a ripensare gli spazi all’interno dell’aula del Tribunale: barriere in plexiglass a dividere i banchi delle difese, con due avvocati distanti un metro e un microfono a testa. Gli imputati dietro e, nello spazio normalmente occupato dal pubblico, le parti civili (i comuni di Aosta, Saint-Pierre, la Regione Valle d’Aosta e l’associazione “Libera”).
Le porte dell’aula resteranno chiuse, ma – essendo il rito ordinario a dibattimento pubblico – l’opzione che il Tribunale ha in programma è la ripresa video del processo, con ritrasmissione in diretta in un’altra aula, per renderlo fruibile anche ai giornalisti. Nel frattempo, sempre in tema di giudizi sul crimine organizzato con la Valle d’Aosta come scenario, è destinato a riprendere – in programma per lunedì 25 maggio la prossima udienza – anche il processo “Altanum”, al tribunale di Reggio Calabria, che coinvolge diciotto imputati.
Le indagini, dei Carabinieri e della Dda reggina, hanno messo a fuoco due cellule di ‘ndrangheta – la cosca Facchineri di Cittanova e la “locale” di San Giorgio Morgeto – le loro attività criminali ed il feroce contrasto che le opponeva, con la “proiezione delle due consorterie nel territorio valdostano”, per cui, Al tempo del “blitz”, tre arresti erano stati eseguiti in Valle. Dopo una prima udienza, dedicata ad aspetti preliminari, tra le quali l’inclusione della Regione tra le possibili parti civili (costituzione che è intenzione dell’ente formalizzare proprio lunedì 25) è sopraggiunta l’emergenza Covid-19 e il processo si era fermato. Da oggi, la giustizia tenta di ritrovare la normalità dei suoi ritmi, a partire dai principali capitoli aperti prima della sospensione.