Pisteur morì sotto valanga, la Procura chiede l’archiviazione

09 Giugno 2023

Nessun profilo di responsabilità da contestare. La Procura di Aosta ha deciso di chiedere l’archiviazione del fascicolo aperto in relazione alla morte di Leandro Pession, “pisteur secouriste” 58enne della Cervino Spa morto il 29 novembre 2021 travolto da una valanga, vicino alla sciovia Gran Sommetta. L’ipotesi di omicidio colposo era stata formulata, in fase d’indagini, nei confronti dell’allora presidente della società Helbert Tovagliari e di Giorgio Cazzanelli, direttore delle piste di Valtournenche.

Il pm Francesco Pizzato, sulla base degli elementi raccolti, ha deciso di non esercitare l’azione penale perché, nonostante siano emerse criticità nell’applicazione del piano gestione rischio valanghe dell’azienda, le carenze rilevate non risultano correlate all’evento che ha cagionato la morte del lavoratore. Per gli inquirenti, cadono quindi gli addebiti verificati in fase d’indagini. La famiglia della vittima, a quanto si apprende, è stata nel frattempo risarcita (delle trattative erano state intraprese in merito).

L’incidente

Assieme a un collega, Pession stava compiendo dei controlli nella parte alta del comprensorio di Valtournenche, quando era stato raggiunto dalla valanga. La massa di neve, di piccole dimensioni, si era staccata a monte dell’impianto, lambendo la pista da sci, in quel momento chiusa per il forte vento. Ad allertare i soccorsi e ad individuare l’uomo era stato il collega. Elitrasportato al “Parini”, Pession era apparso in condizioni gravi da subito, per poi morire l’indomani.

La perizia

Nell’ambito dell’inchiesta, curata dal Sagf della Guardia di finanza e dallo Spresal dell’Usl, è stata anche svolta una perizia, in sede d’incidente probatorio. Affidata al nivologo Mariano Melloni aveva per obiettivo di accertare se alla base del decesso vi fossero condotte ascrivibili a Tovagliari e Cazzanelli, o ad altri soggetti. Al riguardo, il perito è stato netto: “eventuali profili di colpa dei due indagati non sono sicuramente la causa primaria scatenante l’incidente (Leandro Pession è uscito volontariamente dalla pista battuta n. 12)”.

Tutt’al più, proseguiva Melloni, avrebbero potuto invece “essere una concausa legata all’eventualità che, in quelle condizioni nivometeorologiche, una rigorosa valutazione avesse portato a riscontrare quei precisi segnali d’allarme, e conseguentemente i lavoratori non avessero dovuto operare sulle piste 12 e 11 o, in alternativa, avessero raggiunto le due piste con una motoslitta e non con lo skilift del Gran Sommetta, evitando l’utilizzo degli sci”.

“Condotte aziendali omissive”

Per quanto “appurato sia dagli atti del fascicolo e dal sopralluogo effettuato”, sia in quanto previsto dalle norme, il perito “non ravvede” poi eventuali “colpe o responsabilità di altri soggetti”. Ribadendo che “non si ravvisano da tutto quanto emerso negli accertamenti eseguiti profili di responsabilità diretta ed immediata degli indagati per l’accaduto”, il nivologo sottolinea comunque che “piuttosto emergono delle condotte aziendali omissive, antecedenti l’incidente, che non necessariamente hanno però portato all’accadimento dei fatti”.

Il riferimento del perito è anzitutto ad “una mancata individuazione dei soggetti deputati a compiere le diverse operazioni” previste dal Piano Gestione Rischio Valanghe, strumento “mirato anche alla sicurezza del personale dipendente” e, di conseguenza, “da ritenersi sostanzialmente innovativo ed integrativo del documento aziendale di valutazione dei rischi”. Per Melloni, “una corretta e puntuale applicazione del PGRV” non “necessariamente avrebbe potuto evitare l’incidente quanto piuttosto avrebbe fatto alzare il livello di attenzione e meglio valutare il pericolo esistente a bordo pista”.

Fattori che, una volta valutati nell’insieme, hanno condotto il pubblico ministero a propendere per l’istanza di archiviazione, trasmessa al Tribunale per le determinazioni del caso.

Exit mobile version