La maggioranza di Aosta scricchiola. In aula va in scena la “resa dei conti” tra Area democratica e Pd

Prima o poi doveva succedere. I due movimenti - parti opposte in piazza Deffeyes e alleate nel Consiglio comunale cittadino - si scontrano su un ordine del giorno presentato da Foti e Boccazzi (Area democratica) sugli equilibri di genere. Per i "dem" è la scusa per attaccare il loro appoggio alla Giunta tutta maschile di Testolin.
L'aula del Consiglio comunale di Aosta
Politica

Prima o poi doveva succedere. La differenza diametrale tra il Consiglio Valle ed il Consiglio comunale di Aosta oggi si fa un po’ meno distante. Ed i problemi della Giunta regionale – la controversa questione dell’assenza, unica in Italia, di una donna nell’Esecutivo – si legano ai dissapori tra i partiti.

O meglio, nella differenza tra le due maggioranze. O, ancora meglio, nella “contraddizione” di un Progetto civico progressista spaccatosi in piazza Deffeyes e all’apparenza compattissimo in piazza Chanoux. Fino ad oggi.

Galeotto fu un ordine del giorno presentato in Consiglio comunale da Diego Foti e co-firmato da Luciano Boccazzi, subentrati in aula nel gennaio 2022 tra le fila del gruppo Pcp. La “quota” però, come si suole dire, è quella di Area democratica – Gauche autonomiste. L’associazione politica staccatasi – non senza strascichi – dal Partito democratico valdostano e attualmente parte di Valle d’Aosta aperta. Quindi con Adu VdA e MoVimento 5 stelle. Ma, soprattutto, in feroce polemica con il Pd “di governo” a palazzo regionale.

Gli equilibri di genere o gli equilibri politici?

I consiglieri comunali di Pcp Diego Foti e Luciano Boccazzi
I consiglieri comunali di Pcp Diego Foti e Luciano Boccazzi – Foto di archivio (Twitter Comune di Aosta)

L’atto titola “Equilibri di genere nelle rappresentanze regionali” e nonostante l’apparenza innocua e l’argomento un po’ “fuori tema” rispetto al Comune di Aosta tout court, genera un polverone. Foti spiega: “L’esigenza di questo ordine del giorno è nata il 2 marzo, quando la composizione della nuova Giunta regionale non ha rispettato la rappresentanza di genere. Cosa che ci colloca come l’unica regione d’Italia senza una donna nell’Esecutivo. Questo è frutto di scelte prettamente politiche che non ritengo in nessun modo condivisibile”.

Con una concessione, forse dovuta: “Sono convinto che l’attuale legge regionale vada cambiata, che la doppia preferenza di genere sia una valida proposta che possa favorire la parità di genere anche se non la garantisce. Qui in Consiglio comunale la situazione è totalmente diversa, abbiamo un esempio virtuoso di rappresentanza. Serve un percorso socio-culturale fatto di iniziative che portino ad una reale parità di genere”.

Tutto facile, tutto condivisibile. Anzi no: l’ordine del giorno auspica “Che siano create le condizioni culturali, legislative e amministrative affinché non si verifichino situazioni di rappresentanza monogenere nelle giunte regionali e che siano garantite reali pari opportunità di accesso al Consiglio regionale attraverso una rinnovata legge elettorale”.

Una maggioranza contro l’altra e contro se stessa

La maggioranza in Consiglio comunale ad Aosta
La maggioranza in Consiglio comunale ad Aosta

Di fatto, una minoranza della maggioranza comunale punta il dito sulla maggioranza regionale. Più o meno dello stesso “colore” politico. E la maggioranza comunale reagisce immediatamente contro la minoranza della sua stessa maggioranza.

E a farlo, in primis, è il Partito democratico. Paolo Tripodi lo dice subito: “È un tema estremamente delicato, che mi pare sia rivolto ad ottenere ben altre finalità. In questi giorni abbiamo ricevuto molte critiche e attacchi, dall’alto e dal basso, con l’obiettivo di strumentalizzare. E questo mostra, a chi ci segue da fuori, uno spettacolo non bello”.

Meno morbida è invece Cecilia Lazzarotto, che da qualche giorno è nella Direzione nazionale Pd: “Personalmente trovo triste e deludente che si sfrutti il dibattito di oggi per fare campagna elettorale, creando muri. Anziché attaccare sui social e sui giornali perché non parliamo? Si è preferito scrivere al partito nazionale. Questo dimostra la volontà di non chiarire. Lavoriamo assieme perché una legge elettorale permetta una vera parità di genere. Non mettiamo muri, non attacchiamoci gli uni con gli altri”.

L’assessora alle Politiche sociali Clotilde Forcellati, anch’ella in quota dem, spiega: “Come Pd mi assumo la responsabilità di questa legge elettorale, che non mi piace. Anche se io ho chiesto, a chi c’era in Consiglio Valle, di mettere la doppia preferenza di genere. Ma questo ordine del giorno non ha l’obiettivo di parlare di Pari opportunità o parità di genere. Ha l’obiettivo di attaccare una forza politica: la mia”.

Non va meglio, però, se si esce dal Pd: “Mi sembra che con questo ordine del giorno non si voglia fare politica ma si cerchi una rappresentanza elettorale e propagandistica per un partito che sta emergendo – dice invece Pietro Varisella di Alliance valdôtaine –. Non si baratti questo ordine del giorno per un discorso sulle Pari opportunità”.

O, come spiega Roberto Favre (Union valdôtaine), “mi sembra che dietro questo ordine del giorno ci sia la volontà di mettere unabandierina politica’, visto che il 2025 si avvicina”.

Per parte Pcp, Antonio Crea decide di votare contro l’ordine del giorno. Ma dice: “Auspico che all’interno del gruppo si cominci a fare chiarezza. Ho grosse perplessità. O si ha la capacità di dialogare, e a volte rinunciare a qualcosa di proprio, per cercare ciò che ci tiene uniti e non ciò che ci divide”.

L’opposizione alla finestra

Il Consiglio comunale di Aosta - Foto Twitter Comune di Aosta
Il Consiglio comunale di Aosta – Foto di archivio (Twitter Comune di Aosta)

Di suo, l’opposizione osserva la maggioranza “picconarsiin splendida solitudine. E non può esimersi – visto il cortese invito – di infilarsi nellacrepacreatasi.

Bruno Giordano, Lega, apre le danze: “Un anno e mezzo fa il sindaco ci disse ‘non riuscirete a dividerci’. Mi sembra ci riusciate da soli come sempre. Pcp oggi è su un binario morto, c’è solo qui in Comune. Area democratica c’è, ma qui si firma Pcp. Poi c’è Valle d’Aosta aperta, poi c’è la sinistra-sinistra e la sinistra di governo che qui ha il segretario regionale (Tonino, ndr.), una delegata nazionale (Lazzarotto, ndr.) ma che qui non esiste, non ha un capogruppo. E noi dovremmo togliervi le castagne dal fuoco?”.

Lega che però non appoggia l’ordine del giorno. Anzi: “Noi votiamo contro la vostra ipocrisia – dice ancora l’ex sindaco -. Perché questo non è il fine, è il primo di tanti mezzi a cui andremo incontro fino al ottobre 2025“.

Dai banchi de La Renaissance Giovanni Girardini taglia corto: “Oggi ‘il Re è nudo’. Avete messo a nudo la realtà politica valdostana: quella del tutti contro tutti”. Gli fa eco la collega di gruppo Carla Balbis: “Questo ordine del giorno era evidentemente una leva per orientare la discussione e non per parlare di un tema nobile”.

Dice invece Renato Favre, Forza Italia, fuori dai denti, annunciando l’astensione: “Queste due ore di dibattito non mi hanno appassionato per niente. Avete voluto mascherare dietro il problema degli equilibri di genere i vostri conflitti. Ma nessuno ha parlato della questione principale: la non governabilità della Valle d’Aosta, che è stata assicurata per decenni. Il sindaco, dopo oggi, dovrebbe fare un po’ il rabeilleur e dare forse una piccola regolata alla sua maggioranza”.

“Evitare il silenzio”

In chiusura, Diego Foti riprende la parola. Ma, in realtà, non commenta il lungo dibattito in aula. E spiega telegrafico: “Vorrei chiarire. L’obiettivo è quello di evitare silenzio su un dato di fatto: ovvero che in Giunta regionale non c’è rappresentanza femminile”.

Una crepa?

E ora? Anche se Foti e Boccazzi dovessero abbandonare, ipoteticamente, la maggioranza, il Governo Nuti può dormire sonni tranquilli. Almeno stando ai numeri, dato che il rapporto con l’opposizione nell’Assemblea cittadina è di venti consiglieri a nove. E, se anche diventasse un diciotto a undici poco cambierebbe. Però, la strada tra piazza Chanoux e piazza Deffeyes, nei prossimi mesi, potrebbe riservare altre insidie.

Altri segnali forti e chiari, infatti, potrebbero arrivare per altrettantinodi gordiani“. E sì, cari ampliamento dell’ospedale regionale, collegamento di Cime Bianche e nuova legge elettorale. Stiamo parlando di voi.

3 risposte

  1. Quello di buttarla sempre in caciara, è ahinoi: una specialità tutta della politica Italiana. La quale crea non solo un gravissimo danno d’immagine alle Istituzioni dello Stato stesso. Peraltro per evitare tutto ciò, basterebbe in modo assoluto il rispettarsi sempre reciprocamente. Ognuno con le rispettive idee-pensieri di mondo ottimale.

    Pertanto, se una pur stretta minoranza, chiede a gran voce che venga rispettato un diritto sacrosanto e sancito dalla Costituzione Repubblicana: il ruolo della Politica nel suo insieme, è quello di risolvere immediatamente tale gravissima situazione. Trovando delle convergenze fra tutti – sempre nel rispetto della Carta Costituzionale – in modo che, ogni soggetto riesca ad essere protagonista, e dare dunque il meglio di se stesso con le proprie qualità-idee: e unicamente per il bene comune. Ovvero; a favore autentico-esclusivo dell’intera nostra piccola comunità (la quale ha il diritto di avere le Donne: all’interno della Giunta Regionale).

    Dunque; è assoluto dovere delle Istituzioni dello Stato, fare in modo che, venga rispettata appieno la Costituzione Repubblicana.

    Diceva Andrew Carnegie: “Il lavoro di squadra è la capacità di lavorare insieme per una visione comune. La capacità di dirigere il lavoro individuale verso gli obiettivi dell’intera organizzazione. È il carburante che consente a persone comuni di ottenere risultati non comuni.”

  2. Mamma mia che diffuso squallore serpeggia in Consiglio! Fra consiglieri (e consigliere, se no si offendono!) del PD e gli altri della maggioranza non saprei chi buttare giù dalla torre, ma devo dire che la scelta sarebbe ardua anche con quelli ( e quelle) dell’opposizione!

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