Perché vaccinare gli adolescenti? Magnani: “Bisogna sfatare il mito che non siano colpiti da forma grave”

A dirlo la Direttrice di Malattie Infettive Silvia Magnani. A preoccupare l'età media dei nuovi casi colpiti dalla variante Delta: "I ragazzi escono di più e devono poter socializzare". Sulla campagna vigilano i pediatri: "Bisogna proteggere tutte le fasce più deboli, è questo un fatto di cultura che deve diffondersi”.
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Sanità

Lo scorso 13 luglio sono partite, anche in Valle d’Aosta, le prime vaccinazione agli adolescenti, nella fascia 14/15 anni, la più alta. Domani – 20 luglio –, invece, verrà daya la possibilità di prenotare il vaccino anti Covid per quella più bassa, ovvero quella che comprende ragazze e ragazzi di 12 e 13 anni. Una platea complessiva 12/15 che coinvolge 4.765 persone in Valle.

Tema che, non solo a livello locale e a livello italiano, fa inevitabilmente discutere. A partire dal fatto che l’infezione da Covid-19 che abbiamo conosciuto finora ha visto pochi casi in forma grave nella popolazione giovanile. La domanda, quindi, è scontata: perché vaccinare queste fasce d’età?

“Il problema di questa patologia è che è fortemente diffusiva e che i contagi avvengono soprattutto in famiglia – spiega la dottoressa Silvia Magnani, Infettivologa e Direttrice della Struttura semplice di Malattie Infettive –. Se nei locali pubblici c’è ancora la tendenza a tenere mascherina, nonostante alcune eccezioni, in famiglia questo non avviene. Anche se le ospedalizzazioni sotto i vent’anni sono oggi poco numerose, bisogna sfatare mito che non ci siano ragazzini colpiti da una forma grave. Ci sono stati circa 30 decessi, e il virus può portare, anche nei ragazzi, a forme di infiammazione cronica che possono sfociare in una vasculite che può protrarsi nel tempo”.

Un segnale, prosegue Magnani, arriva anche dal mondo dello sport: “Ad un ragazzino che ha contratto il Covid in forma asintomatica, e che faccia sport a livello agonistico, non viene rilasciato un certificato a meno che non si faccia un ecocardiordiogramma, che prima non era contemplato. Un esame aggiunto perché anche negli asintomatici possono esserci alterazioni nel muscolo cardiaco. Sfatiamo il fatto che si tratti di un banale raffreddore, in molti casi è così, ma non sempre”.

La variante Delta che cambia tutto

In mezzo, la variante Delta – la ex “indiana” – scompagina i piani vaccinali, con l’età media dei contagi che, in Italia, si è abbassata a 28 anni.

“Purtroppo, più questi virus circolano, più hanno occasione di moltiplicarsi e più mutano – prosegue l’Infettivologa –. Il fatto che la maggior parte della popolazione sia vaccinata lo fa circolare di meno, quindi mutare di meno. E meno circola il virus e più è probabile che non emergano varianti nuove e che la sua aggressività e diffusibilità si abbassino nettamente”.

La vaccinazione, spiega ancora Magnani, “serve a quello, a limitarne circolazione. I ragazzi sono le persone che escono di più, che vanno più in giro e che devono poter socializzare. Un eventuale non raggiungimento dell’immunità di gregge farebbe sì che ci si torni a chiusure dalle ricadute terribili”.

Le perplessità sugli eventuali effetti collaterali, soprattutto a lungo termine

Se gli effetti collaterali a breve termine, dai primi riscontri, sembrano del tutto simili a quelli che hanno gli adulti, una delle perplessità maggiori per la vaccinazione agli adolescenti è quella su eventuali effetti collaterali sul lungo periodo.

“Gli studi sono pochi – prosegue la dottoressa –, perché gli effetti a lungo termine dei vaccini vanno visti sui 10/15 anni. I vaccini che si stanno usando, però, sfruttano il lavoro fatto negli anni su quelli per la Sars e per ebola dal 2014. I numeri degli studi sono piccoli, poche centinaia di persone. Vediamo però negli Stati Uniti hanno fatto campagne notevole sulla diffusione dei vaccini tra gli adolescenti, e abbiamo centinaia di migliaia di ragazzini vaccinati e pochissime segnalazioni”.

“Gli effetti a lungo termine non li sappiamo, ma a rigor di logica l’mRNA – il vaccino per gli adolescenti è infatti Pfizer/BioNTech, mentre dai 15 anni in su viene usato Moderna, ndr. – viene tradotto dentro il citoplasma, fuori dal nucleo. La proteina spike esce dalla cellula e viene riconosciuta come estranea, le cellule che presentano l’antigene la captano e la presentano alle plasmacellule, che producono anticorpi contro la sola proteina spike. Chi fa controinformazione, o cattiva informazione, tocca un po’ la pancia. Io non ho idea di come una persona possa diventare sterile con un vaccino a mrRNA, dal momento che non entra nel nucleo della cellula”.

Qualcosa c’è: “Ma sono difficili da immaginare e non dovrebbero esserci – chiude l’Infettivologa –. Può succedere, in un caso su un milione, un’encefalite o la sindrome di Guillain-Barré, ma i benefici superano di gran lunga i rischi”.

L’occhio dei pediatri

Per fare l’anamnesi pre-vaccino alle fasce più giovani sono stati coinvolti i pediatri di libera scelta, che hanno un “occhio privilegiato” sula situazione e sulle tante domande che si pongono le famiglie.

“Stiamo vaccinando ormai regolarmente, dai due agli otto al giorno, con sedute dedicate non solo agli adolescenti – spiega la dottoressa Angela Martino, pediatra –. In genere, però, chi si rivolge a noi è già ben disposto a vaccinare il proprio figlio, motivato a farlo e vuole solamente una rassicurazione”.

Diverse le domande ai pediatri: “Ci chiedono se consigliamo il vaccino – prosegue Martino –, e se mi chiedono il perché le risposte le conosciamo: la fascia di età dei contagi si sta abbassando ed il rischio c’è per tutti. Il vaccino serve per proteggere tutte le fasce più deboli e non solo quella adolescenziale, ed è questo il fatto di cultura che deve diffondersi”.

Per ora, gli effetti post puntura sono stati scarsi: “Al momento c’è stato qualche episodio vasovagale ma nulla più – spiega ancora la pediatra –, uno svenimento dovuto all’impressione per l’ago. Poi i classici postumi: qualche dolore locale, un po’ di mal di testa, qualche mal di pancia. Per certi versi è più facile vaccinare i bambini perché sono più abituati e hanno i ricordi abbastanza freschi delle vaccinazioni precedenti”.

E visto che il mondo della scuola, per quel che riguarda gli adulti, è vaccinato al 96%, l’attenzione si sposta sulla quota giovanile: “La preoccupazione di tutti è il ritorno ad una futura Dad che non auguriamo a nessuno, che toglie ai ragazzi la possibilità di socializzazioni in classe ed extracurricolari che sono fondamentali. I motivi per vaccinarsi sono molti. Per noi è un momento importante in cui si può costruire, e che facciamo interamente su base volontaria, senza costrizioni”.

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