Il bilancio della stagione dello sci in Valle d’Aosta: bene il fatturato, calano i primi ingressi

Il fatturato degli impianti a fune di 86 milioni è in linea con quello del 2018/19, ma si assiste ad un -12% di primi ingressi, soprattutto stranieri.
Sciatori in Valle d'Aosta
Turismo

Dopo il “giro” comprensorio per comprensorio, sono ora disponibili i dati generali della stagione dello sci in Valle d’Aosta, quella della cosiddetta “ripartenza” dopo una stagione a vuoto ed una interrotta dalla pandemia. Dati che parlano di un fatturato di 86 milioni di euro, in linea con la stagione 2018/19, ma dove a mancare, oltre alla neve, sono stati i primi ingressi, soprattutto di stranieri: un calo del 12%, con i primi ingressi che si attestano a 2,7 milioni contro i 3,1 milioni di tre anni fa.

A proposito del fatturato, tira un sospiro di sollievo Ferruccio Fournier, presidente dell’Avif, l’Associazione valdostana degli impianti a fune: “Questo risultato ci rende doppiamente soddisfatti”, spiega Fournier all’Agenzia Dire, “in primis perché c’è il risultato economico, e poi conferma l’efficacia delle procedure che avevamo messo in piedi per far sì che l’utilizzo degli impianti avvenisse nel rispetto delle regole previste dai protocolli, senza creare grandi code o situazioni di disagio ma garantendo tutte le misure di sicurezza”. L’assenza di neve ha influito poco sullo stato delle piste grazie all’innevamento artificiale: “Abbiamo lavorato negli ultimi 20 anni affinché tutte le piste siano innevate al 100%”, conclude Fournier, “ecco perché le condizioni climatiche oggi ci preoccupano molto meno: la tecnologia ci aiuta e in condizioni difficili possiamo comunque garantire sia l’inizio della stagione sia un innevamento buono durante tutto l’inverno”.

E di tecnologia ed investimenti ha parlato alla Dire anche l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Luigi Bertschy: “Nell’evoluzione dell’online dobbiamo preparare anche le nostre società ad una organizzazione diversa dei sistemi di cassa e della vendita in biglietteria cercando di cominciare a traguardare alla formazione di nuove competenze per l’accoglienza del turista. L’attenzione che stiamo dando al programma di investimenti è importante proprio perché in un’ottica futura la Valle d’Aosta ha la possibilità di svolgere per gli appassionati dello sci e non solo una partita molto importante: abbiamo comprensori che si piazzano a un’altitudine elevata e che possono godere degli investimenti fatti dalle società degli impianti a fune sugli innevamenti che quest’anno hanno dimostrato tutta la loro validità e potenzialità”.

 

La stagione di Monterosa Ski: aumenta il fatturato ma calano gli stranieri

Aumenta il fatturato, ma calano i primi ingressi. La stagione della ripartenza sul comprensorio di Monterosa Ski ha risentito parecchio della situazione internazionale e, pur limitando i danni a livello di fatturato – anzi, crescendo del 3% – segna un -12% di primi ingressi, in particolare con l’assenza di stranieri e settimane bianche.

“A gennaio in Italia c’erano due milioni e mezzo di persone col Covid che, moltiplicato per una media di tre persone a famiglia, ha costretto circa 7 milioni di persone a non potersi muovere. Su una popolazione di 60 milioni di abitanti è una grossa proporzione”, commenta Giorgio Munari, amministratore delegato di Monterosa Ski. “Abbiamo anche dovuto continuamente adeguarci al susseguirsi di regole per la sicurezza, e non è stato semplice”.

A questo si aggiunge la carenza di neve “che, per noi che abbiamo una vasta fetta di clientela che pratica il freeride, soprattutto nella zona di Indren, ha fatto mancare ancora molte persone”.

“Ci auguriamo che la prossima stagione sia più tranquilla”, conclude Munari, “che gli aerei low cost tornino a volare e che gli stranieri possano ricominciare a muoversi in libertà. Dobbiamo cercare di recuperare sui primi ingressi”.

Sul Cervino si è chiusa una stagione sciistica da record

Cervinia piste
Cervinia piste

Il grande timore iniziale, al via di una stagione sciistica dalle mille incognite (non ultima quella di essere una sorta di “apripista”, avendo aperto il 16 ottobre), è stato spazzato via dai numeri. La Cervino s.p.a. (che gestisce gli impianti di risalita di Breuil-Cervinia, Valtournenche, Torgnon e Chamois) ha chiuso il 1° maggio una stagione da record: gli 867.000 primi ingressi hanno generato un fatturato di 33.633.000 euro, superiore persino a quello di una stagione ottima come la 2018/19, che fece registrare un fatturato di 31.587.000 euro.

“Più di sei mesi fa Cervino S.p.A. ha inaugurato la stagione invernale sull’arco alpino in un clima di incertezza e dovendo affrontare una situazione estremamente complicata. Oggi ci troviamo a commentare la fine della stagione avendo raggiunto un risultato da record”, commenta il Presidente e Amministratore Delegato Herbert Tovagliari.

Il comprensorio ha puntato molto sugli eventi, e la stagione estiva è già alle porte (si riapre il 25 giugno), in tempo per prepararsi all’evento clou dell’anno, ossia la Coppa del Mondo di sci tra Cervinia e Zermatt. “Azioni mirate e puntuali, tanta professionalità e l’impegno di tutta la Società hanno permesso di raggiungere traguardi che all’inizio dell’inverno avremmo considerato irrealizzabili, consentendoci di affrontare serenamente il prossimo futuro”, conclude Tovagliari.

A La Thuile una stagione sciistica “buona nonostante tutto”

Anche a La Thuile la stagione dello sci si è conclusa il lunedì di Pasquetta, anche se le piste erano quasi tutte aperte e le presenze – anche straniere – erano buone. Un lieve calo di fatturato e di presenze rispetto al 2018/19 c’è stato, ma “questa stagione è la base per una ripartenza piena, speriamo senza restrizioni l’anno prossimo”, commenta Killy Martinet, presidente delle Funivie del Piccolo San Bernardo.

“Rispetto a tre anni fa siamo sotto del 4% del fatturato e del 6% delle presenze ma, viste le mille incognite iniziali e la grossa preoccupazione, tutto sommato è andata bene”, prosegue Martinet. La scarsità di nevicate non ha influito – anzi, il bel tempo può aver aiutato nei collegamenti da La Rosière: “Il nostro innevamento programmato ci ha aiutati molto, e c’è da dire che da noi arrivavano diverse precipitazioni dalla Francia. Siamo stati fortunati a chiudere con buone condizioni”.

A mancare sono stati soprattutto i gruppi più numerosi ed i grandi tour operator, ma gli stranieri si sono comunque fatti vedere: “Sapevamo di non poter contare sui grossi gruppi, ma fin da subito abbiamo avuto famiglie o piccoli gruppi di inglesi, scandinavi, francesi e belgi, soprattutto”, conclude Martinet. “Ora ci concentriamo sull’estate, con grandi manifestazioni di mountain bike già da fine giugno con gli Internazionali d’Italia, poi con calma penseremo al prossimo inverno”.

Courmayeur sorride: “fatturati in linea con la media delle ultime stagioni”

comprensorio sciistico Courmayeur
comprensorio sciistico Courmayeur

Nonostante la poca neve e i pochi stranieri, tenuti lontano dalle restrizioni anti-covid, Courmayeur chiude la stagione turistica invernale con il sorriso. Dopo un anno di stop era tanta la voglia di tornare a indossare gli sci.

“La stagione è andata bene” spiega Danilo Chatrian, direttore generale di Courmayeur Mont Blanc Funivie “Tirando le somme gli incassi sono stati a livello della media delle ultime quattro o cinque stagioni”. 

E dire che l’avvio non lasciava presagire nulla di buono. “Non avevamo abbastanza personale” ricorda Chatrian “sia per il grande turn over avuto rispetto agli scorsi anni, sia per il Covid che ha costretto le persone a lunghe quarantene”.

A questo si è aggiunto l’assenza di precipitazioni. “Per fortuna avevamo appena raddoppiato l’impianto di innevamento artificiale, che abbiamo avuto subito modo di collaudare nel migliore dei modi. Siamo così riusciti a preparare un buon fondo e poi a mantenerlo.” Un lavoro molto apprezzato dai clienti.

“Abbiamo avuto tanti segnali di soddisfazione, anche negli ultimi weekend la clientela ha apprezzato la preparazione delle piste”. 

Secondo i dati statistici diffusi dalla Regione a dicembre nel comprensorio del Monte Bianco sono state registrate 55826 presenze di italiani  (+1.15 rispetto al 2019) e 17786 di stranieri (-28,81 rispetto al 2019). A gennaio e febbraio il segno meno ha interessato anche la componente italiana: 58340 presenze italiane a gennaio (-7,38 rispetto al 2020), 44608 a febbraio (-11,06), 34090 straniere a gennaio ( -41,28) e 58359 a febbraio ( -34,91).

Il calo di presenze non ha inciso però sugli incassi. +1% rispetto alla stagione 2018-2019, -4% rispetto 2017-2018.

“Fino a febbraio abbiamo visto pochi stranieri, soprattutto i vicini francesi e svizzeri. Per entrare in Italia serviva un tampone che in Svizzera costa oltre 100 franchi, qualcosa in meno in Francia. Qualcosa poi abbiamo recuperato, ma chi arriva in vacanza programma un soggiorno con tempo”.

Calato il sipario sulla stagione invernale, si pensa ora a quella estiva. “Le aspettative sono buone. C’è voglia di tornare a viaggiare. I segnali sono positivi anche per la prossima stagione e vediamo già un certo fermento. Ci tranquillizza il fatto che ci sia ancora tanta voglia di sciare”.

Senza neve e Interski, la stagione dello sci a Pila si chiude in chiaroscuro

Pila_Ph Studio Mazzoli

Una ripartenza con qualche dosso sul tracciato, ma comunque una ripartenza. A Pasquetta si è chiusa la stagione dello sci a Pila: una stagione strana, dove a farla da padrone è stata l’assenza di neve, che ha lasciato a secco alcune parti della nostra regione per un paio di mesi. Un disagio – non controllabile – che si è aggiunto alle difficoltà iniziali dovute alle normative anti-Covid ed ai loro cambi in corsa, oltre ai timori delle persone.

La curva del fatturato di Pila rispetto al 2018/19 (l’ultima stagione “normale”) è in ribasso del 14%, quella di Cogne e Crévacol del 10%. Davide Vuillermoz, presidente della Pila s.p.a., sa bene come leggere la situazione: “Se, da una parte, la risposta della clientela c’è stata, sul calo di fatturato di Pila pesa in larga parte la mancanza di Interski, che ha ricominciato a frequentare il nostro comprensorio solo nelle ultime due settimane ed il cui volume per noi rappresenta circa il 10% del totale”. Con gli inglesi a pieno ritmo, quindi, la flessione sarebbe stata minima e si sarebbe parlato di una stagione tendenzialmente in linea con il periodo pre-pandemia.

L’assenza di neve ha però, per Vuillermoz, portato a galla una delle più grandi difficoltà di Pila, ossia quella di essere principalmente meta di una clientela di prossimità – che siano gli abitanti della plaine o persone che vengono dalle regioni limitrofe a fare una sciata in giornata – che quindi decide di volta in volta i propri programmi, lasciando il comprensorio spesso in balia del meteo. “L’esigenza di Pila è di non essere semplicemente una località sciistica, ma diventare una vera e propria destinazione turistica. Bisogna lavorare su questo tutti insieme, perché in questo modo ne guadagnerebbe tutto l’indotto. Da tempo si parla di un consorzio turistico che coinvolga anche il Comune di Aosta per proporre il comprensorio anche, ad esempio, al target delle settimane bianche: ora è il momento di concretizzare e di mettere in campo le azioni che abbiamo in mente da tempo”.

Non rimanere in attesa del cliente, dunque, ma invogliarlo: “Bisogna iniziare a guardare in modo diverso”, conclude Vuillermoz. “In vista dell’ammodernamento del comprensorio e degli investimenti – in primis la nuova telecabina Pila/Couis – ci sono delle azioni che dobbiamo fare per far parte dei migliori”.

2 risposte

  1. Quando fa “comodo” si parla di Interski per giustificare i cali di fatturati…quando invece in stagioni normali interski rappresenta invece un “problema” gestionale dovuto dai numerici dei ragazzi inglesi incompatibili con gli impianti presenti all’arrivo della telecabina e anche con gli operatori che vedono in questa risorsa straniera un magro guadagno. Pertanto ritengo che il calo di fatturato, che in altre stazioni valdostane non c’è stato, anzi, va ricercato o imputato ad altre problematiche ormai note quali la scarsa attrattività generale della stazione, l’inadeguatezza degli impianti, le spese notevoli per sostenere e mantenere uno snowpark sempre più grande e sempre più vuoto, lo scollamento tra operatori e pila spa e espace di pila inoltre non favorisce la creazione di eventi e nuove attrattive in una stazione in cui il “rientro” degli sciatori è vincolato da una telecabina che, anche il weekend e le feste, chiude i battenti alle 17 quando invece in altre stazioni l’apres ski da anni è diventato un lieto finale alla giornata sugli sci… considerazioni personali, condivisibili o meno, ma che devono comunque far riflettere per il bene di una stazione più unica che rara collegata con il centro città in soli 17 minuti….

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