‘Ndrangheta, lunedì la requisitoria del pm al processo “Altanum” di Reggio Calabria

L’inchiesta della Dda di Reggio Calabria e dei Carabinieri riguarda le frizioni tra la cosca Facchineri di Cittanova e la “locale” di San Giorgio Morgeto, entrambe con propaggini in Valle d'Aosta. Prevista la requisitoria del pm.
L'aula bunker del Tribunale di Reggio Calabria.
Cronaca

Prenderà il via lunedì prossimo, 21 settembre, dinanzi al Gup del Tribunale di Reggio Calabria, il procedimento con rito abbreviato per gli imputati arrestati nell’operazione “Altanum” della Dda reggina e dei Carabinieri del luglio 2019, sulla guerra di ‘ndrangheta tra la cosca Facchineri di Cittanova e la “locale” di San Giorgio Morgeto, entrambe con proiezioni dalla Calabria alla Valle d’Aosta. Tra gli episodi al centro dell’inchiesta, l’omicidio di Salvatore Raso, risalente al 2011 e ricondotto alla tentata estorsione a danno della “Edilsud” dei fratelli Tropiano, allora impegnata nella costruzione del parcheggio “Parini”. La vicenda era stata sviscerata nell’indagine “Tempus Venit” e gli inquirenti l’hanno “riletta”, collocandola in un contesto di crimine organizzato più ampio.

Dinanzi al giudice compariranno coloro che la Dda individua come i vertici della “cellula” Facchineri, tutti accusati di associazione di tipo mafioso: Giuseppe Facchinieri (59 anni, detto “Il professore”), considerato capo della ‘ndrina e colui che ha ordinato l’uccisione di Raso (che per i Carabinieri era esponente “con un’alta dote” del sodalizio sangiorgese, cui l’impresario aostano si era rivolto per ottenere “aiuto”, anziché denunciare la richiesta estorsiva), suo fratello Vincenzo Facchinieri (53), Roberto Raffa (44) e Giuseppe Chemi (59). Gli ultimi due sono emersi dalle indagini come “concorrenti morali” nell’uccisione. Nell’udienza di lunedì è in programma la requisitoria del pubblico ministero, destinata a culminare nelle richieste di pena per le persone alla sbarra.

L’altro filone processuale nato dall’operazione è con rito ordinario e vede tredici imputati alla sbarra al Tribunale di Palmi in composizione collegiale. Tra questi figurano, a loro volta accusati di appartenenza alla ‘ndrangheta (ma nella fazione sangiorgese), i fratelli dell’assassinato, Michele Raso (58) e Vincenzo Raso (67) – considerati deputati a gestire “le comunicazioni tra gli appartenenti al ‘locale’” attivi in Calabria e “quelli operativi in Valle d’Aosta” – nonché Vincenzo Raffa (43). Un altro filone d’indagini che ha riguardato la Valle è sfociato nell’imputazione di essersi “associati tra loro” ai quattro presunti protagonisti di un traffico di stupefacenti tra la Calabria e la Valle: Maurizio Napoli (47), Michele Fonte (56), Veronica Fonte (32) e Gianluca Cammareri (31).

Questo processo (innescato dalla mancata richiesta di riti alternativi in udienza preliminare, che ha condotto al rinvio a giudizio degli interessati) ha preso il via lo scorso 9 settembre, ma è stato aggiornato al 21 novembre prossimo dopo alcune questioni procedurali. In entrambi i giudizi, la Regione Autonoma Valle d’Aosta si è costituita parte civile. All’epoca del blitz, la notte del 17 luglio 2019, tre degli odierni imputati (Roberto Raffa, Vincenzo Raso e Vincenzo Raffa) erano stati arrestati in Valle, dai militari del Gruppo Aosta.

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