‘Ndrangheta, sotto i riflettori al processo Geenna gli anni di Sorbara in Municipio

Tra la mattinata e il pomeriggio, sono sfilati in aula testimoni citati a proposito degli episodi contestati al consigliere regionale oggi sospeso. Tra di essi, anche il vicesindaco Marcoz e il consigliere comunale Caminiti.
Marco Sorbara (al centro) con i suoi difensori.
Cronaca

Se l’inizio dell’udienza di oggi del processo “Geenna” è stato dedicato, con la deposizione del parroco di San Giorgio Morgeto, Don Antonio Sorrentino, ad episodi con al centro Nicola Prettico, a giudizio perché ritenuto da Carabinieri e Dda di Torino uno dei partecipi della “locale” di ‘ndrangheta di Aosta, il resto della giornata è stato dedicato a testimonianze che hanno ruotato attorno alla figura di Marco Sorbara, il consigliere regionale sospeso, accusato di concorso esterno nel sodalizio criminale per esserne stato, nella tesi inquirente, il “riferimento” nel municipio di piazza Chanoux ai tempi in cui era Assessore alle politiche sociali.

Da Sorbara curricula alla “Leone Rosso”

Rispondendo alle domande del pm Stefano Castellani, un socio-dipendente della cooperativa “Leone Rosso”, che gestiva per conto del Comune alcuni servizi sociali, ha spiegato che dall’allora assessore Sorbara erano arrivati curricula di persone che cercavano lavoro, per un totale di “5-10 volte in un anno, in alcuni momenti di più, in altri meno”. I lavoratori assunti in questo modo, però, sono stati “tre in tutto”, tra il 2014 e il 2018. “Due hanno lavorato un anno” e soltanto la terza “lavora ancora oggi”.

Buratti ha ricondotto il suo rapporto con Sorbara ai tempi dell’università, escludendo di essere a lui affine politicamente. “In parecchie occasioni – ha specificato – diceva ‘guarda c’è un curriculum, c’è una persona, se riesci sentila”. Per la verità, “il 90% delle persone non erano adatte e non si guardavano neanche”. Se c’era qualcuno che, “con il mio giudizio di persona che lavora nei servizi”, reputavo “adatta per un profilo professionale, magari la si sentiva, la si vedeva”. Sorbara, ha aggiunto Buratti, diceva “senti questa persona prima dell’altra nel momento in cui c’erano più curriculum”, ma “non posso definirla una costante”.

Di quei colloqui, ha però detto il testimone, l’allora assessore non sembrava “interessato all’esito”. “Era più interessato a mostrare alla persona che ci fosse stato un contatto, ma non all’assunzione. – sono state le parole di Buratti – Lui non ha mai detto che assicurava l’assunzione”. In un’occasione, “vedemmo una persona assieme, presente anche lui”. “In che qualità?”, ha chiesto il pm. “Era consigliere regionale” e il “colloquio avvenne per strada”. Sorbara “mi chiamò e mi disse ‘c’è questa persona, ha bisogno di lavoro”. Fu assunta? “No, non venne nemmeno chiamata successivamente. Non c’era bisogno e non era, secondo me adatta a lavorare in un servizio con degli standard”.

Jacquemod: “mai subito pressioni”

Di non aver “mai subito pressioni” dall’ex assessore ha invece detto Riccardo Jacquemod, testimone citato dalla difesa di Sorbara e presidente della cooperativa sociale “La Sorgente”, che si è occupata per l’amministrazione del capoluogo di prima infanzia, immigrazione e anziani. “Nella fase in cui i servizi erano tutti aperti – ha ricordato – siamo arrivati ad essere 160-170 addetti”. Tuttavia, “segnalazioni potevano arrivare da chiunque”, ma “non ho mai avuto pressioni per assunzioni” da Sorbara. Peraltro, “direttamente non credo mi abbia mai mandato curricula. Sono passati tanti anni, parliamo dal 2012 in poi, ma a me non risulta”. Parole che il pm Castellani ha sottolineato con: “e se non risulta a lei…”.

La “consulenza” per un affitto

È quindi stata la volta di un pasticcere che occupa locali commerciali affittati dalla casa di cura “J.B. Festaz” di Aosta. L’uomo, trasferitosi da San Giorgio Morgeto in Valle a seguito di difficoltà economiche, ha evocato di essere stato accompagnato da Sorbara (che conosceva da alcuni anni) dalla Direttrice della casa di cura. “Mi presentò come una persona che aveva bisogno di lavorare”, ma “questo lo vedete voi” e “se ne andò”. La trattativa, articolata sulla presentazione di progetti di fattibilità da parte dei potenziali interessati, si chiude con l’uomo che ottiene la locazione, “perché avevamo dimostrato di avere le qualità, le doti…”.

Nel deporre, l’artigiano ha detto che dopo essere stato presentato alla Direttrice, “non ci sono stati altri interventi” del già Assessore. Il pm Castellani gli ha però contestato una serie di messaggi WhatsApp, inviati da lui proprio a Sorbara, facendo riferimento al progetto e alla consegna della proposta. “Non è stato un intervento di Sorbara. – si è giustificato il testimone – Pur di non sbagliare, mi sono rivolto a persone che sapevano come fare”. “E guarda caso – è stato l’“affondo” del presidente del collegio giudicante, Eugenio Gramola – non si è rivolto ad un geometra, ma all’assessore che è vicino al JB Festaz…”.

L’avvocato Corrado Bellora, difensore di Sorbara, ha quindi chiesto al testimone se lo scambio potesse costituire una richiesta di consulenza, vista la professione di commercialista esercitata da Sorbara. “Sicuramente, – ha dato seguito l’uomo – io volevo sapere quanto andavo a spendere. Non potevo permettermi di spendere chissà quale cifra”. A richiesta dei giudici ha però precisato che “assolutamente non c’è stata una parcella, è stato in amicizia”.

“Ci parlavamo per e-mail”

I giorni tesi del bando sui servizi per anziani esperito dal comune di Aosta nel 2016 sono poi rivissuti nel racconto di Laura Morelli, dirigente comunale, che all’epoca era in servizio come funzionario nell’assessorato retto da Sorbara. “In quel periodo, – ha osservato – la parte tecnica e quella politica stavano distanti. Ci parlavamo per e-mail. Il gruppo dell’Union Valdôtaine ha scritto più volte” agli uffici “chiedendo la revoca del bando”, ma non si trattava di iniziative personali di Sorbara, “era una cosa più politica”. Anche in questo caso, il presidente Gramola ha avuto un ruolo attivo nell’audizione, chiedendo in ragione di quale preoccupazione un gruppo di maggioranza fosse arrivato a sostenere di revocare un bando di gara.

“Guardi, io non l’ho capito. – ha sospirato Morelli – Sostenevano che il disciplinare di gara, così com’era stato costruito dagli uffici non rispecchiava l’indirizzo che era stato dato dalla Giunta”. Però, “in una situazione di tale tensione, andavo dietro a ciò che succedeva di giorno in giorno, ma non è che mi sono chiesta cosa ci fosse dietro”. Peraltro, “tutto questo conflitto si era scatenato, sostanzialmente, quando erano già state presentate le offerte”. La gara va avanti e “sono stata nominata responsabile unico del procedimento. Ho elaborato l’anomalia dell’offerta della società aggiudicataria ed escluso la società arrivata prima”.

Si tratta della cooperativa “Leone Rosso”, che poi fa ricorso al Tar ed “è stata data ragione al Comune”. Il funzionario però non rammenta interferenze di politici, almeno “non oltre” gli episodi già menzionati, “che rientrano, secondo me, in un complesso, molto complesso, gioco delle parti”. In quel periodo, con Sorbara, “stavamo proprio a debita distanza”. In mattinata, anche il testimone Buratti della “Leone Rosso” era tornato su quei giorni, ricordando che l’assessore “fu molto contestato dalle operatrici del servizio in consiglio comunale, una lo insultò. In quel momento non era ben visto”.

“Centoz non definì ‘sporco’ Sorbara”

Il vicesindaco di Aosta, Antonella Marcoz, ha esordito nella sua deposizione affermando di non ricordare che il sindaco “Centoz si sia espresso su Marco Sorbara definendolo ‘sporco’, escludo che sia stato pronunciato”. Il riferimento è ad una riunione svoltasi poco dopo le elezioni comunali del 2015, cui partecipò anche l’ex segretario comunale Eloisa Donatella D’Anna. Proprio quest’ultima, testimoniando all’udienza dello scorso 11 giugno aveva sostenuto in aula che sindaco e vice-sindaco “non volevano Sorbara perché ‘sporco’”. Al presidente Gramola non è rimasto che osservare che “una delle deposizioni sarebbe falsa”.

La saletta affittata agli artigiani calabresi

Marcoz è poi stata sentita sull’affitto della saletta comunale di via Xavier de Maistre agli artigiani di San Giorgio Morgeto, in occasione della “Foire” 2017. Ha spiegato che la competenza era dell’assessorato alla Cultura e non di quello delle Politiche sociali, con la possibilità di concedere patrocini riservata al Gabinetto del Sindaco. Il pm Castellani le ha quindi mostrato una lettera inviata al comune calabrese, in cui si comunicava la concessione dello spazio, firmata da Centoz e Sorbara, ma alla domanda “c’è un motivo per la firma dell’assessore?” il vicesindaco ha risposto semplicemente “no”. Quel documento, peraltro, “lo ho visto solo di recente, durante l’ispezione della Commissione antimafia”.

Caminiti: su Sorbara molta invidia

“Su Sorbara, secondo me, succede che c’è chi vive più d’invidia che d’amore per la popolazione” e io l’ho sempre visto “vicino agli anziani alle persone più deboli”. Sono state le parole con cui il consigliere comunale Vincenzo Caminiti si è riferito alle polemiche politiche seguite al trasporto a San Giorgio Morgeto di mobili dismessi dall’amministrazione aostana, nel 2017, da parte dell’ex assessore alle politiche sociali. Il consigliere ha ricostruito che il trasferimento “avvenne a spese” di Sorbara, “non del Comune” ed ha avuto luogo sulla base di “una delibera di giunta, oltretutto firmata da un altro assessore” (perché risalente alla legislatura 2010-2015), che all’epoca dell’atto “era Mauro Baccega”.

La sentenza in autunno

Togliendo l’udienza attorno alle 16.45, il Tribunale ha deciso di recuperare sabato 11 luglio l’audizione, all’aula bunker del carcere di Torino, l’audizione di tre collaboratori di giustizia e dei co-imputati (a giudizio con l’abbreviato nell’altro ramo del processo, dinanzi al Gup Alessandra Danieli) Roberto Alex Di Donato e Francesco Mammoliti, entrambi presunti ‘ndranghetisti della “locale” aostana. Il calendario vedrà poi l’esame dei cinque imputati del processo aostano tra il 23 e il 24 luglio prossimi. Le discussioni delle parti inizieranno in settembre e la sentenza è quindi attesa in autunno.

Vincenzo Caminiti
Il consigliere Vincenzo Caminiti esce da Palazzo di Giustizia.

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