Processo “Altanum” sulla ‘ndrangheta in Valle: 13 imputati rinviati a giudizio

Non avendo chiesto riti alternativi in udienza preliminare affronteranno il dibattimento ordinario al Tribunale di Palmi. Prima udienza il prossimo 9 settembre. Per gli altri, discussione dal 21 settembre dinanzi al Gup di Reggio Calabria.
Fotogramma da video arresti carabinieri
Cronaca

Come spesso accade, e come è avvenuto già nel processo “Geenna”, con il proseguire dell’udienza preliminare si dividono i cammini degli imputati del procedimento scaturito dall’operazione “Altanum” della Dda di Reggio Calabria e dei Carabinieri, sulla guerra di ‘ndrangheta tra la cosca Facchineri di Cittanova e la “locale” di San Giorgio Morgeto, entrambe con proiezioni dal reggino alla Valle d’Aosta. In tredici, su diciotto, non hanno chiesto riti alternativi e sono quindi stati rinviati a giudizio, lo scorso 9 luglio, dal Gip Vincenza Bellini. Dovranno comparire il 9 settembre prossimo, dinanzi al Tribunale di Palmi in composizione collegiale, per affrontare il dibattimento ordinario.

È la scelta compiuta da buona parte dei coinvolti negli episodi che hanno la nostra regione come teatro, il principale dei quali è il tentativo di estorsione, nel 2011, dei Facchineri a danno dell’imprenditore di origini sangiorgesi Giuseppe Tropiano della “Edilsud”, al tempo impegnata nella costruzione del parcheggio dell’ospedale “Parini” di Aosta. Ricevuta la richiesta economica (un milione di euro), l’impresario non denuncia, ma chiede “aiuto” al clan avversario. Una “evoluzione” che fa salire la tensione tra le due cellule di ‘ndrangheta, fino a condurre – è emerso dalle indagini – all’omicidio in Calabria di Salvatore Raso, esponente “con un’alta dote” del sodalizio sangiorgese.

I sangiorgesi scelgono l’ordinario

Per quei fatti, a processo a Palmi andranno i fratelli della vittima, Michele Raso (58 anni) e Vincenzo Raso (67), nonché Vincenzo Raffa (43). Gli ultimi due erano stati arrestati in Valle nel “blitz” del 17 luglio 2019. Sono tutti accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso e, secondo l’inchiesta coordinata dalla Dda con a capo Giovanni Bombardieri, appartenevano alla “locale” di San Giorgio Morgeto. In particolare, si legge nel decreto che dispone il giudizio, i due Raso – considerati esponenti autorevoli della famiglia degli “Zuccaro” – gestivano “le comunicazioni tra gli appartenenti al ‘locale’” attivi in Calabria” e “quelli operativi in Valle d’Aosta”, dove esercitavano anche “la guardiania a tutela degli imprenditori di San Giorgio Morgeto”.

Come era emerso dall’inchiesta “Tempus Venit” dei Carabinieri del Gruppo Aosta, che “Altanum” ha riletto e collocato in un contesto mafioso più ampio, contattati da Tropiano si attivavano per “individuare i responsabili dell’estorsione” e, successivamente, “una volta individuato nella persona di Facchinieri Giuseppe detto ‘Il professore’ colui che aveva intrapreso l’azione” avviavano “un’intensa attività di mediazione al fine di far ottenere condizioni più favorevoli” all’imprenditore taglieggiato “tenendo con il Facchinieri, con i Tropiano e con altri soggetti coinvolti diversi incontri funzionali alla definizione della vicenda (alcuni dei quali svoltisi in Emilia, ndr.)”.

Riti alternativi per i vertici dei Facchineri

Gli altri coinvolti nella vicenda, tutti ricondotti dagli inquirenti ai Facchineri e a loro volta accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, hanno invece chiesto riti alternativi, la cui discussione inizierà il prossimo 21 settembre, dinanzi al Gup di Reggio Calabria. Si tratta dello stesso Giuseppe Facchinieri, considerato capo della ‘ndrina e colui che ha ordinato l’omicidio di Salvatore Raso (“funzionale da un lato al buon esito dell’attività estorsiva in atto” e, dall’altro, a “ribadire e consolidare la supremazione sul ‘locale’ di San Giorgio Morgeto”), di suo fratello Vincenzo Facchinieri (53), Roberto Raffa (44, anch’egli finito in manette ad Aosta) e Giuseppe Chemi (59).

Gli ultimi due sono emersi dalle indagini come “concorrenti morali” nell’uccisione e nell’“esplosione di colpi di arma da fuoco all’indirizzo dell’abitazione dei Tropiano in San Giorgio Morgeto”. Inoltre, sono imputati, a vario titolo, per aver procurato “alcune delle schede telefoniche intestate a terzi ignari ed utilizzate dal gruppo criminale comandato” da Facchinieri “sia nell’esecuzione dell’azione estorsiva”, sia “per tenere i rapporti con gli appartenenti al ‘locale’ di San Giorgio Morgeto nell’organizzazione” negli incontri di “mediazione”, ai quali avrebbero pure preso parte (in particolare nell’agosto 2011, con la presenza dei fratelli Raso). L’organizzazione e la partecipazione alle riunioni in terra emiliana tra i due clan è contestata pure a Vincenzo Facchinieri, che a tal fine avrebbe messo a disposizione del fratello “i locali della propria ditta”, con sede a Marzabotto (Bologna).

A Palmi anche la droga in Valle

Nell’udienza in settembre a Palmi, invece, dovranno comparire anche quattro imputati di un altro filone d’indagini che hanno riguardato la Valle, accusati di essersi “associati tra loro” per un traffico di stupefacenti. Si tratta di Maurizio Napoli (47), Michele Fonte (56), Veronica Fonte (32) e Gianluca Cammareri (31). Per i Carabinieri, il primo si sarebbe occupato di “reperire ed acquistare in territorio calabrese”, nonché di “trasportare in Aosta attraverso camion facenti capo a ditte di trasporti”, dei quantitativi di Marijuana. Gli altri tre, ricevuti i “carichi”, avrebbero quindi proceduto a smerciarli sulla piazza valdostana. La Regione si è costituita parte civile nel procedimento, nelle battute iniziali dell’udienza preliminare.

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