‘ndrangheta, all’indomani delle scarcerazioni la soddisfazione dei legali

Dopo la decisione della Corte d’Appello di revocare le misure cautelari a carico di Raso, Prettico, Giachino e Carcea, i loro legali sottolineano, tra l'altro, come il provvedimento “entri nel merito, affermando l’attuale insussistenza delle esigenze cautelari”.
Gli avvocati di Monica Carcea e Alessandro Giachino.
Cronaca

All’indomani della “immediata scarcerazione” disposta dalla Corte d’Appello di Torino per gli imputati del processo “Geenna” con rito ordinario, “soddisfazione” è la sensazione condivisa dai difensori dei quattro sottoposti alle misure cautelari ora revocate. Il ristoratore Antonio Raso, nonché i dipendenti della casa da gioco Nicola Prettico e Alessandro Giachino, erano in carcere dalla notte del 23 gennaio 2019, quando scattò il blitz dei Carabinieri in cui furono arrestati con l’accusa di essere componenti di una “locale” di ‘ndrangheta.

Monica Carcea, all’epoca dei fatti assessora a Saint-Pierre, finita in manette per concorso esterno nell’ipotizzata associazione, era rimasta in cella fino al 12 giugno 2019, poi aveva ottenuto i “domiciliari”, cui è stata sottoposta sino all’ordinanza di ieri, firmata dalla giudice Alessandra Bassi. Dalla notte in cui oltre 300 militari erano entrati in azione, culmine delle indagini avviate nel 2014 dalla Dda di Torino, alla revoca della detenzione (carceraria o in abitazione) sono passati esattamente quattro anni, due mesi e otto giorni.

Antonio Raso.

Il periodo è sottolineato, con precisione, dall’avvocato Pasquale Siciliano, che assieme al collega Ascanio Donadio, assiste Raso. Il difensore, però, non va molto oltre. “Esprimiamo soddisfazione – afferma – per l’accoglimento dell’istanza di scarcerazione”. Il ristoratore ha potuto fare ritorno a casa ieri nel pomeriggio, venerdì 31 marzo, subito dopo che si sono aperte le porte del carcere di Opera (Milano). E’ chiaramente provato dall’esperienza vissuta, ma contento per la libertà ritrovata.

Sulla stessa linea, l’avvocato Claudio Soro, difensore con la legale Francesca Peyron del foro di Torino, di Giachino e Carcea. “Siamo soddisfatti – commenta – perché il provvedimento entra nel merito e afferma che le esigenze cautelari non sussistono più”. L’ordinanza di scarcerazione della Corte d’Appello di Torino richiama infatti non solo le istanze proposte dagli avvocati, ma anche la vicenda processuale e il suo esito più recente.

Monica Carcea.

Il processo, per tutti e quattro, aveva visto le condanne in primo grado (al Tribunale di Aosta, chiusosi nel settembre 2020) e in Appello (nel capoluogo piemontese, nel luglio 2021). Pene importanti: 10 anni di reclusione per Raso, 8 per Prettico e Giachino e 7 per Carcea. Sentenze impegnate dai difensori ad ogni grado. Quindi, lo scorso 24 gennaio, l’approdo di “Geenna” in Corte di Cassazione, con il segno diverso rispetto alle pronunce sino ad allora.

Oltre alla conferma, rendendola definitiva, dell’assoluzione (decretata in secondo grado, dopo il verdetto di colpevolezza al Tribunale di Aosta) dell’ex consigliere regionale Marco Sorbara, annullamento delle condanne per gli altri quattro imputati del rito ordinario, con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Torino (la terza), per un nuovo giudizio. Ed è proprio questo l’elemento ripreso nell’ordinanza di scarcerazione di Raso, Prettico, Giachino e Carcea.

Processo Geenna – l’arrivo di Giachino

“Sulla scorta di quanto documentato dalle difese, – si legge – tenuto conto dell’esito del giudizio di legittimità e del tempo trascorso dai prevenuti in custodia cautelare, la misura cautelare può essere revocata”. Guardando al prosieguo del procedimento, l’avvocato Soro osserva che “mancano ancora le motivazioni della Cassazione per l’appello ‘bis’, che rappresenteranno la ‘stella polare’ sia per le difese, sia per la Corte stessa”.

Soddisfazione per il ritorno in libertà viene espressa anche dalla difesa di Nicola Prettico, assistito dall’avvocato Guido Contestabile. Al momento dell’arresto, l’imputato era consigliere comunale ad Aosta (e parte dei fatti per cui era stato indagato Sorbara si riferivano al tempo in cui era assessore in Municipio, prima dell’approdo in piazza Deffeyes).

Il capoluogo regionale, così come Saint-Pierre (ove Carcea sedeva in giunta), era stato sottoposto ad accesso antimafia. Solo per il comune dell’alta valle, tuttavia, era scattato lo scioglimento, prorogato sino al massimo della sua durata. La conclusione dell’iter, per Aosta, aveva visto affermare l’insussistenza di condizionamenti dell’attività amministrativa da parte del crimine organizzato.

Nicola Prettico.

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