Gioco d’azzardo, anche da Arnad e Charvensod arriva il divieto su tutto il territorio

Il Comune della Bassa Valle approva all'unanimità la delibera che vieta l'apertura di sale e spazi per il gioco. Idem Charvensod, che in Consiglio dà l'ok al Regolamento di contrasto. Il cerchio attorno al gioco, dopo Aosta, Saint-Christophe, Fénis e l'azione doppia di Celva e Regione, si stringe.
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Politica

Il “cerchio si stringe” attorno al gioco d’azzardo che, con un “effetto domino” tra i vari Consigli comunali è sempre meno sostenuto dagli amministratori valdostani.

La partenza da Aosta è stata lenta, anticipata da Saint-Christophe, per arrivare al regolamento scritto dal Celva, alla legge emanata dalla Regione e infine all’azione di Fénis.

Oggi altri due comuni, Arnad e Charvensod, si aggiungono alla lista e vietano il gioco d’azzardo sul proprio territorio.

Il Comune della Bassa Valle qualche giorno fa ha adottato un proprio atto per vietarlo, considerando i limiti posti dalla Regione non abbastanza restrittivi e – si legge in delibera – “la necessità di recepire i numerosi allarmi riferiti alla piaga del Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) e la consapevolezza di dover adottare un provvedimento a tutela della comunità, volto a limitare l’uso degli apparecchi e congegni automatici, semiautomatici ed elettronici da gioco d’azzardo leciti, promuovendo e premiando i comportamenti virtuosi e gli stili di vita sani”.

Risultato: delibera approvata all’unanimità dal Consiglio, e vietato su tutto il territorio comunale l’apertura di sale da gioco e la creazione di spazi per il gioco.

Azzardo, giro di vite anche a Charvensod

Anche a Charvensod il Regolamento sulle sale giochi e spazi per il gioco è stato approvato dal Consiglio comunale. In una nota il Comune alle porte di Aosta spiega che “La cartina del territorio evidenzia che il rispetto della distanza di 500 metri dai punti sensibili impedisce l’esercizio delle attività di gioco d’azzardo sull’intero territorio, tranne che sulla parte più alta dove, però, i soli edifici esistenti sono di proprietà pubblica e dunque non designabili a tali finalità”.

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