Rete Civica e Pd, proposte a confronto per il futuro del sistema elettorale

Le due proposte di legge presentate da Progetto civico progressista e dal gruppo consiliare Federalisti Progressisti-Partito democratico hanno animato la serata di ieri, 16 giugno, alla Bcc di Aosta. Un confronto "senza esclusione di colpi".
PCP PD
Politica

Due proposte di legge elettorale a confronto. Una presentata dal Progetto civico progressista ed una depositata dal gruppo consiliare Federalisti Progressisti-Partito Democratico. Ieri, 15 giugno, nella sala conferenze della Bcc di Aosta, Fulvio Centoz e Luca Tonino del Pd e Fabio Protasoni ed Elio Riccarand di Rete Civica hanno confrontato e messo in discussione i testi delle riforme elettorali presentati dai propri schieramenti in un confronto “senza esclusione di colpi”.

Perché è necessaria una nuova legge elettorale

L’attuale legge elettorale, in vigore dal 2017, prevede un sistema proporzionale a turno unico con una soglia di sbarramento fissata al 5,7%. Ciascun elettore, votando, può esprimere una sola preferenza, condizione che, secondo il moderatore della serata, il giornalista Enrico Martinet, “sparirà, sicuramente anche perché tra le altre cose impedisce la parità di genere, che ne richiederebbe almeno due, come succede d’altronde in quasi tutte le leggi elettorali”. Con l’avvicendarsi di otto presidenti della Regione in sei anni, la necessità di concepire un sistema elettorale più stabile si è resa quanto più evidente. Per questo, il Consiglio Valle ha preso l’impegno di presentare una riforma elettorale entro l’estate. Finora in aula sono già state presentate quattro proposte di legge ad opera di Lega Vallée d’Aoste, Forza Italia e, appunto, Fp-Pd e Pcp.

Le quattro Proposte di Legge

Mentre i due schieramenti di centrodestra sembrano essere disposti a venirsi incontro e a concepire un progetto comune, la differenza di prospettiva tra Pd e Pcp sembra insanabile. Mentre la proposta di legge presentata dal Progetto civico progressista prevede l’abbassamento della soglia di sbarramento al 4%, un premio di maggioranza fissato a 21 seggi, non meno di 11 seggi da riservare alla minoranza, l’elezione diretta del presidente della Regione e l’imposizione di un limite di sei assessori in giunta regionale, quella del Pd  invece va in una direzione diametralmente opposta.

La proposta, infatti, prevede un premio di maggioranza di 24 seggi per la lista o la coalizione risultata vincitrice e un secondo turno di ballottaggio, nel caso in cui nella prima tornata elettorale nessuna lista o coalizione raggiunga il 50% delle preferenze. Nonostante le divergenze siano tante, non mancano i punti di contatto tra le due proposte di legge. Entrambi gli schieramenti di fatti propongono l’obbligo della presenza di entrambi i generi nella giunta regionale, un rispettivo innalzamento al 40% (Pcp) e al 50% (Pd) della soglia minima di rappresentanza di genere in ciascuna lista in corsa per le elezioni regionali, attualmente fissata al 35%, una doppia preferenza di genere a disposizione di ciascun elettore e l’allargamento del diritto all’elettorato passivo ai diciottenni, che per il momento spetta solo ai cittadini di età uguale o superiore ai 21 anni.

Le critiche reciproche alle proposte di legge di PD e PCP

Nel corso del dibattito i due schieramenti chiamati a confrontarsi hanno messo a nudo una per una le diverse criticità presenti nelle due proposte di legge presentate in Consiglio. Se secondo Fabio Protasoni, consigliere comunale di Rete civica ad Aosta, la proposta di legge presentata dal suo gruppo “non ha come obiettivo la stabilità del governo, l’obiettivo è ridare un potere effettivo al voto dei cittadini e delle cittadine, che prima del voto sanno chi scegliere come presidente, quello che piace loro di più e verso il quale sentono maggiore fiducia come garante di un progetto politico quinquennale, di un programma serio. Il sistema proporzionale ci costringe ad avere tre settimane di inferno che riduce la mole di ragionamenti e buone idee contenuti in ciascun programma a tre paginette di affermazioni generiche”.

Per Luca Tonino, Segretario regionale del Partito democratico, “pensare che l’elezione diretta sia l’unico strumento con cui dare voce ai cittadini non ci appartiene, anzi, riconosciamo nei corpi intermedi un ruolo importante, con tutti i difetti del caso. Essendo noi un partito vorremmo che fosse riconosciuta l’importanza di questo corpo intermedio che con tutti i difetti del nostro paese ha ancora oggi una funzione e un ruolo estremamente importante. Io non capisco quale sia la differenza tra trovare una sintesi tra forze politiche prima o farlo nelle tre settimane dopo.”

E ha precisato: “Il nostro tentativo è quello di creare un dibattito, non è una propostao prendere o morte’, abbiamo messo sul tavolo alcune questioni immaginando un ballottaggio, un premio di maggioranza che può anche essere rivisto, una preferenza di genere, la presenza di genere nella giunta regionale e abbiamo messo in campo una proposta di legge per poter discutere e uscire da una contrapposizioneelezione diretta sì/elezione diretta no’ che, a nostro avviso, rischia di riportarci a votare con una legge elettorale che è considerata da tutti inadeguata, perché le regole del gioco o si scrivono assieme o si vive in uno stato di perenne campagna elettorale”. Chiudendo con una battuta: “In Valle d’Aosta l’uomo forte lo abbiamo già avuto, nonostante il sistema elettorale fosse proporzionale”.

Per ciò che riguarda la proposta di legge presentata dai consiglieri del Pd, Elio Riccarand (Rete civica) ha articolato le sue critiche in quattro punti fondamentali. In primo luogo, ha sottolineato che la proposta di legge dem non pone un limite agli assessorati e che non garantisce alcun elemento solido di stabilità. Inoltre, rischia di essere dannosa a causa dell’eccessivo premio di maggioranza, capace di inficiare la rappresentatività democratica del sistema elettorale, oltre a non prendere in considerazione il fatto che la legge elettorale regionale è una legge statutaria e secondo la Costituzione italiana e lo Statuto speciale l’ultima parola spetta ai cittadini.

L’ex consigliere regionale ha poi concluso il suo intervento ricordando il programma originale di Pcp: “Ci dispiace molto dover evidenziare che i tre firmatari della proposta di legge presentata in consiglio sono tre consiglieri eletti con Progetto civico progressista, che conteneva un ben preciso programma sulla riforma elettorale dove è scritto chiaramente che in tutte le regioni e province autonome sono stati adottati sistemi che consentono agli elettori di decidere direttamente con il loro voto sia il presidente della regione sia la maggioranza e il suo programma di governo”.

Le criticità sollevate dall’uditorio

Anche il pubblico presente in sala ha sollevato alcune critiche rivolte ai due testi, che hanno spaziato dal timore suscitato dal potere prefettizio che da Statuto è affidato al presidente della Regione, fino all’accusa di incostituzionalità rivolta all’idea di doppio turno proposta dal Pd, passando per la richiesta di delucidazioni a proposito della strategia da adottare per fare sì che il presidente eletto rispetti il programma proposto durante la campagna elettorale.

Alla fine del dibattito, ai rappresentanti di Rete civica è stato chiesto di cosa ci fosse bisogno per ricompattare il centrosinistra ed indirizzarlo verso un progetto comune. Alla domanda ha risposto Riccarand, che ha rimarcato: “Una parte importante di quell’area si è presentata unita alle elezioni del settembre 2020 e ha ottenuto un ottimo risultato, con un programma innovativo e facendo leva su un popolo progressista che rappresenta almeno il 25% dei votanti. Una legge elettorale deve essere in grado di interpretare questa domanda di unità e cambiamento del centrosinistra, senza ripetere una situazione presente. Deve avere una connotazione di cambiamento molto forte, se avrà una connotazione di cambiamento ci saranno le premesse per un futuro unitario”.

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