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‘Ndrangheta, i legali di Sorbara: “sentenza ingiustificata, è in pericolo la democrazia”

I commenti dei difensori del consigliere regionale sospeso alla sentenza di colpevolezza. Libera Valle d’Aosta: “il nostro dossier del 2012 diceva le stesse cose dette dal pm” in aula. La Dda: “Abbiamo fatto il nostro dovere”.
Cronaca

Trattiene a stento l’ira, l’avvocato Raffaele Della Valle, uscendo da Palazzo di giustizia dopo la condanna a 10 anni del suo assistito, il consigliere regionale sospeso Marco Sorbara, ritenuto colpevole di concorso esterno in associazione di stampo mafioso. “E’ in pericolo la democrazia, – dice – perché se facciamo un processo pubblico, in dibattimento, e se i nostri testimoni vengono annullati, dicendo che sono falsi, chiudiamo i Tribunali!”.

Gli fa eco l’altro legale di Sorbara, il fratello Sandro (a completare il team difensivo, il legale Corrado Bellora): “Sono convinto, sia come fratello, sia come legale, dell’innocenza” di Marco, perché “non c’è la prova, non è stato provato nulla”. Secondo l’avvocato, l’elemento per cui l’imputato è stato condannato “è un episodio del processo ‘Tempus Venit’”, su fatti del 2011 e in cui l’ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Aosta non era a giudizio, oltre a non essere stato “intercettato in ‘Geenna’”. “Andremo avanti” assicura il legale, annunciando ricorso in Appello e, se necessario, in Cassazione.

Gli avvocati degli altri imputati (Raso, Giachino, Prettico e Carcea, tutti ritenuti a loro volta colpevoli) hanno lasciato via Ollietti senza rilasciare dichiarazioni ai cronisti. Di segno opposto, le parole di Donatella Corti, referente di “Libera Valle d’Aosta”, costituitasi parte civile nel procedimento, cui andrà uno dei risarcimenti stabiliti dalla sentenza: “Il nostro dossier del 2012” sulla ‘ndrangheta in Valle “diceva le stesse cose che ha detto il pm nella sua requisitoria”.

Ai confini del silenzio, com’è prassi, i rappresentanti dell’accusa. Il procuratore capo di Torino, già coordinatrice della Dda, Anna Maria Loreto, presente alla lettura della sentenza assieme ai sostituti Valerio Longi e Stefano Castellani, titolari del fascicolo per cui oggi si è chiuso il ciclo processuale di primo grado, si è limitato ad osservare: “Le sentenze si rispettano. Abbiamo fatto il nostro dovere”. Da domani decorreranno i novanta giorni annunciati dal collegio giudicante per il deposito delle motivazioni.

0 risposte

  1. Alcuni giorni fa’ applausi per gli imputati adesso le persone oneste, che per fortuna
    sono tante, applaudono al lavoro dei magistrati .

    1. Ma questo e un teatro. Conosco Ghiacino e Marco. No conosco una persona piu povera di Marco Di Donato. Ma nell processo non e mai detto cosa hanno fato questi persone. Solo chiachirate, Santi, masoni etc. Per rilasciare queste sentenze che non li prendevano anche in Africa si erano, deve avere magari una prove chiara di cosa hanno fato. Non e stata presentata nessuna droga, nessuna arma come era detto all inizio (Colombia-Spagna-Italia) . Marco “IL CAPO” non aveva ni soldi di benzina, di bolauto, di asicurazioni, di cigarette, de multe e anche di afitto. Ho invitato loro al ristorante a Torino e erano felice come I bimbi. Una mafia cosi non pensavo che esiste. Forse tengono I solti nascosti per vivere bene doppo 60ani.
      Ma questi giudici e anche I PM non hanno conoscenza? Hanno sbagliato con le indagine e dopo anni che hanno spent soldi in veneto non vogliono riconoscere il eroare. Vergona

  2. Le dichiarazioni dell’avvocato rasentano il comico. Secondo lui i giudici dovrebbero utilizzare un metro di giudizio “pizza e fichi” e non basato sulla cultura del sospetto.
    Dopo 20 anni di timide ammissioni finalmente si fa luce sulla MAFIA IN VALLE D’AOSTA e la sua capacita’ di gestire la politica ad ogni livello.

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