Fino ad oggi, visti i tentativi solo abbozzati e gli abboccamenti più o meno convinti della politica – di e intorno all’Union Valdôtaine -, parlare di Réunion significava proiettarsi idealmente verso l’isola tropicale dell’oceano indiano, poco lontana dal Madagascar, il cui capoluogo – vedi forse l’ironia – si chiama Saint-Denis.
Dopo anni di annunci e prove tecniche di avvicinamento, il progetto di riunificazione dell’area autonomista – come e con che formula è ancora tutto da capire – sembra invece ormai alle porte.
Réunion è un termine squisitamente giornalistico. Una semplificazione. Fuor di cronaca, le parole però negli anni si sono sprecate: réunification, rassemblement, casa degli autonomisti. Addirittura, in quel di Cogne, una Constituante autonomiste, nel lontano 2015. Ma di risultati pratici se ne sono visti pochini.
Ad oggi, nel solo Consiglio regionale, la galassia autonomista di fuoriusciti dall’Union Valdôtaine, in tempi e con motivazioni diverse, è piuttosto nutrita. Oltre al Mouvement stesso – ed i suoi sette eletti – troviamo infatti Alliance Valdôtaine – Vallée d’Aoste Unie (i primi già fusione di Alpe e Uvp, con quattro eletti) e Pour l’Autonomie (inizialmente tre eletti, con una defezione verso il centrodestra).
La pattuglia degli ex è però più larga se si tiene conto del passato unionista di Alberto Bertin (già Alpe, poi Rete Civica, attualmente nel gruppo Fp-Pd), di Mauro Baccega (nell’Union dal 2018 al 2020) e Claudio Restano (entrato in Consiglio nel 2013 in quota Uv e rieletto altre due volte con Pour Notre Vallée nel 2018 e la lista VdA Unie nel 2020). Tecnicamente, potrebbe stare nel conto anche Stefano Aggravi, consigliere ed ex assessore leghista, che dal 2009 al 2012 è stato Animateur principal della Jeunesse Valdôtaine, il movimento giovanile dell’Union Valdôtaine.
È nata prima l’Union Valdôtaine o la réunification?
La storia degli strappi in casa unionista è lunga, dalle prime crepe alle Elezioni regionali del 1963 quando alcuni esponenti del Mouvement si sono presentati all’appuntamento come Rassemblement Indépendant Valdôtain diventato poi, da 1968, solamente Rassemblement Valdôtain. Quasi dieci anni dopo, nel 1972, c’era invece la prima Union Valdôtaine Progressiste. Anch’essa nata da una scissione dalla casa madre per esordire alle Regionali del 1973.
Uvp che poi si unirà in federazione con i Democratici Popolari nel 1978, facendo nascere – con una fusione organica – gli Autonomisti Democratici Progressisti. Appena prima, però, c’era stata già una ricucitura. Era il 1976 quando, a Saint-Vincent, i rappresentanti di Uv, Rv e Uvp si pronunciano per la réunification.
Fasi lontane nel tempo. Le attuali velleità di riunione, invece, hanno radici molto più recenti. E alcuni dei protagonisti sono ancora al centro della scena politica attuale.
2005-2006, un doppio scisma e una prima (mini) riunificazione
A fine 2005, era dicembre, Aosta Viva – lista civica di fuoriusciti Uv presentatasi alle Elezioni comunali del capoluogo – si trasforma in Vallée d’Aoste Vive, guidata dal fondatore Roberto Louvin, già presidente unionista della Regione tra il 2002 al 2003.
L’anno dopo vede la luce un altro movimento nato da una scissione con la casa madre. Si tratta di Renouveau Valdôtain, dell’ex presidente della Giunta – dal 2003 al 2005, dopo Louvin – Carlo Perrin, con la cui sigla sarà senatore dal 2006 al 2008. Alle Politiche 2006 l’alleanza Autonomista e Progressista/Autonomie Liberté Démocratie (che comprende anche Gauche Valdôtaine-Democratici di Sinistra) dà i suoi primi frutti portando in Senato proprio Perrin e Roberto Nicco alla Camera. Il simbolo è un Galletto. E tra poco tornerà agli onori di cronaca.
Nel 2008 i due coordinatori di VdA Vive e Rv, Louvin e Albert Chatrian, siglano un’alleanza per le Regionali dello stesso anno (composta da VdA Vive-Renouveau, Partito Democratico e Arcobaleno Vallée d’Aoste), nelle quali saranno eletti in cinque: Louvin e Chatrian stessi, Giuseppe Cerise, Patrizia Morelli e Alberto Bertin. Gli accordi elettorali si faranno organici e, nel gennaio 2010, all’asse tra i due movimenti si aggiungono i Verdi Alternativi per la creazione di un progetto unitario che – sull’onda delle Politiche – riunisca l’Alleanza del Galletto. Il simbolo rimane e nasce Autonomie Liberté Participation Écologie. Ovvero Alpe.
2012-2016, il ritorno dell’Uvp (di lotta e di governo)
Quarant’anni anni dopo l’originale movimento, a fine 2012, un altro gruppo di esuli del Mouvement fonda la nuova Union Valdôtaine Progressiste. Il motivo ufficiale del distacco è l’apertura a destra del Leone rampante, ovvero l’appoggio esterno al governo Rollandin dato dall’allora Popolo delle Libertà. Il debutto del Leone dorato avviene direttamente a palazzo, in Consiglio Valle, da parte di tre eletti nelle file dell’Uv: Luciano Caveri, Laurent Viérin e Andrea Rosset.
La nuova Uvp – con lo slogan Réunir, réussir, ma anche con una battaglia sull’uso di nome e simbolo, arrivata anche al Tribunale delle imprese di Torino– si presenta a stretto giro ad Aymavilles, nel gennaio 2013, a pochi mesi dalle Elezioni regionali. L’assemblea fondativa è zeppa di transfughi dell’Union. Oltre i tre consiglieri regionali, il nuovo soggetto politico vede tra i protagonisti Elso Gérandin (già sindaco di Brusson e presidente Celva), Luigi Bertschy, il compianto Claudio Brédy, la prima presidente Alessia Favre e l’ex presidente della Giunta Dino Viérin. Alle Regionali gli eletti Uvp saranno sette: Laurent Viérin, Bertschy, Gérandin, Alessandro Nogara, Rosset, Vincenzo Grosjean e Nello Fabbri. Appena prima, la volata era già lanciata: lo stesso Viérin sfiora il colpaccio alle Politiche incassando 18.191 preferenze. 185 voti in meno di Rudi Marguerettaz (Stella Alpina, che ne raccoglie 18.376), che diventerà deputato.
È l’epoca del primo (di una lunga serie) di 18 a 17 in aula, quello del famoso “Stallo alpino”. Dopo tre anni di opposizione dura, nel 2016 qualcosa cambia. La minoranza formata da Uvp, Alpe, Pd-Sinistra VdA e l’esordiente MoVimento 5 Stelle – la cosiddetta Renaissance – si spacca.
I Progressistes (ma l’anno prima era toccato al Pd) cedono alle lusinghe del nemico di sempre, il presidente della Regione Augusto Rollandin, ed entrano in Giunta. Laurent Viérin diventerà assessore alla Sanità, Andrea Rosset presidente del Consiglio. Un allargamento di maggioranza che non sarà indolore, né senza conseguenze.
2017, tanta voglia di Ribaltone e due nuovi movimenti autonomisti
Il 2017 è l’anno del “Ribaltone” in Consiglio Valle. In un’aula che cambia equilibri dopo le condanne in Corte d’appello per i rimborsi dei costi della politica, le geometrie variabili spostano l’asse in piazza Deffeyes. La nuova maggioranza guidata da Pierluigi Marquis (all’epoca di Stella Alpina, oggi capogruppo di Forza Italia) prova a disarcionare Rollandin. E ci riesce.
Però, si diceva, l’allargamento di maggioranza del 2016 ha uno strascico, e si riassume nella nascita di due nuovi soggetti politici. Con uno “strappo” per parte: uno nell’Uv, uno nell’Uvp.
Da un lato quello guidato da Antonio Fosson, che dopo aver perso l’Assessorato alla Sanità in favore di Laurent Viérin fonda Pour Notre Vallée assieme al collega Claudio Restano, lasciando così il Mouvement. Pnv diventerà poi un partito a tutti gli effetti, e tra i coordinatori avrà un altro unionista, sebbene “dell’ultima ora”: Leonardo La Torre (già nel Psi, in Fédération Autonomiste e dopo l’Uv in Evolvendo, con Restano e Milanesio, ed oggi in Fratelli d’Italia).
Dall’altro la scissione tutta interna al Leone dorato, con Elso Gérandin a salutare i compagni di viaggio e fondare – assieme all’altro esule Luciano Caveri – il movimento di opinione Mouv’, che in poco più di un anno si strutturerà in movimento politico vero e proprio, imbarcando a sua volta diversi “ex”.
Casa (degli autonomisti), dolce casa
Nel 2017, mentre la presidenza Marquis comincia a scricchiolare, Uv e Uvp riprendono a tubare. Anzi, più che di un flirt si parla apertamente di convivenza nella Casa degli autonomisti. Da lì nasceranno una serie di riunioni tra Aosta e Charvensod, ed il nuovo termine tecnico autonomista è ormai ufficialmente Rassemblement. Peccato che, a stretto giro, inizia il valzer delle defezioni e si sfilano dal progetto prima Mouv’, seguito un paio di settimane dopo da Alpe.
Il dado però è tratto, ed è il preambolo del Controribaltone del 10 ottobre 2017 che porterà Laurent Viérin al secondo piano di piazza Deffeyes e ad una Giunta quasi esclusivamente formata dalle due “Union” – con l’eccezione di Baccega (che a maggio aveva lasciato la “ribaltonista” Stella Alpina per fondare Epav) e Jean-Pierre Guichardaz (Pd) –: Viérin, Emily Rini (Uv, all’Istruzione e cultura), Bertschy (Uvp, Sanità), Aurelio Marguerettaz (Uv, Turismo), Nogara (Uvp, Agricoltura) ed Ego Perron poi sostituito – in seguito alle dimissioni per la condanna per l’“Affaire Bcc – da Renzo Testolin (entrambi Uv ed entrambi alle Finanze).
Il 2018, la Lega al governo e un nuovo abbandono
Chiuso il turbolento 2017, Uv e Uvp si trovano – con le Regionali 2018 – in una situazione inedita da tempo: i Leoni sono infatti entrambi relegati nella gabbia dell’opposizione del governo Spelgatti, che esprime una maggioranza eterogenea e farcita di autonomisti. Oltre al Carroccio – con ben sette consiglieri – governano infatti Alpe, Mouv’, Stella Alpina e Pour Notre Vallée.
Ma non solo, perché il governo a trazione leghista – come si diceva allora – può contare solo su 17 consiglieri. Per prendere forma ha bisogno dell’ennesimo abbandono in casa Uv: quello di Emily Rini, che in dissidio con il Mouvement decide di appoggiare la (quasi) maggioranza nascente, e di lì a meno di un anno darà vita al Front Valdôtain e che poi, otto mesi dopo, diventerà coordinatrice regionale di Forza Italia.
La storia seguente vede un’altra piccola Réunion ma solo di forma (e non di sostanza), che chiuderà una Legislatura – l’unica ad oggi – finita prima del termine nel ginepraio dei veti incrociati e travolta poi dalla pandemia. Quella cioè del governo Fosson (Pnv), composta da pezzi di Uv come Testolin (che poi lo sostituirà dopo le dimissioni del dicembre 2019, dovute all’avviso di garanzia per l’inchiesta Egomnia, archiviata tre anni dopo) e Baccega, di Uvp come Laurent Viérin e Bertschy e di Alpe, come Chantal Certan e Chatrian.
A volte ritornano: nasce Pour l’Autonomie
Nel maggio 2019, per Augusto Rollandin scatta la sospensione da consigliere regionale – dopo la condanna in primo grado a 4 anni e 6 mesi per corruzione, risultato poi prosciolto nel settembre 2021 – per effetto della Legge Severino. In aula verrà sostituito dal medico Flavio Peinetti, ma intanto la sua lunga storia nell’Union Valdôtaine arriva al capolinea.
A deciderlo è il nuovo corso del Leone rampante guidato dal futuro presidente della Giunta Erik Lavevaz. Ma l’ex Imperatore non sta con le mani in mano e prepara il suo ritorno, fondando un altro partito d’area: Pour l’Autonomie. Nella sua nuova avventura lo seguiranno Baccega (che ha poi lasciato il movimento per accasarsi in Forza Italia) e altri due unionisti come Aldo Di Marco (che di Pla sarà anche il primo presidente, per lasciare in seguito spazio allo stesso Rollandin) e Marco Carrel, l’attuale assessore all’Agricoltura che nel frattempo aveva lasciato il ruolo di Animateur principal della Jeunesse Valdôtaine con un duro “J’accuse” nei confronti dell’Uv.
Poco prima delle Regionali 2020, mentre Alpe e Uvp si federavano in Alliance Valdôtaine, nasce in Consiglio il gruppo Vallée d’Aoste Ensemble – Valle d’Aosta Insieme, formato da Claudio Restano e Jean-Claude Daudry (consigliere dal 2018 al 2020). È uno dei passaggi che porterà, nello stesso appuntamento elettorale all’esordio di Vallée d’Aoste Unie, lista che raccoglie – tra gli altri – Mouv’ e alcuni ex Uvp, ma non solo: da Caveri a Gérandin, passando per Corrado Jordan (oggi in Consiglio Valle) e gli stessi Restano (oggi in Evolvendo) e Daudry.
Poco dopo le elezioni, invece, Alliance Valdôtaine e VdA Unie-Mouv’ si ritrovano al tavolo assieme e decidono di federarsi, formando così anche un unico gruppo consiliare. Dall’altro lato, bisogna arrivare alle Politiche 2022 per scoprire una nuova diramazione autonomista. A sostenere il candidato alla Camera de La Reanissance Giovanni Girardini, infatti, è Esprì: l’associazione guidata da Mauro Caniggia Nicolotti (ex Mouv’, candidato alle Regionali con VdA Libra di Ferrero e Cognetta, già M5S) che vede tra le sue fila proprio i primi due esclusi tra gli eletti in Consiglio Valle per VdA Unie: Gérandin e Daudry.
Una Réunion de facto e l’appuntamento del 18 maggio
La data in calendario – molto più che simbolica, essendo il giorno in cui, nel 1944, è stato assassinato Émile Chanoux – è quella del 18 maggio. In agenda c’è infatti – dopo la prima Commissione mista –, l’Assemblea dei movimenti per la riunificazione degli autonomisti. Al tavolo ci saranno Union Valdôtaine, Alliance Valdôtaine e Vallée d’Aoste Unie. Non sarà della partita, almeno per ora, Pour l’Autonomie.
Nei fatti, però, una Réunion effettiva è già avvenuta. Dopo le Regionali 2020, infatti, abbiamo vissuto il miracolo sportivo. Spariti come per magia gli annosi veti incrociati, gli autonomisti – presentatisi all’appuntamento con le urne rigorosamente ognuno per sé – si sono conglomerati attorno ad una rinata Union Valdôtaine che ha fatto eleggere ben sette consiglieri.
Tutti insieme appassionatamente, Uv in primis, hanno ascoltato le due diverse fazioni – da un lato la Lega ed i suoi undici eletti, dall’altro il Progetto civico progressista ed i suoi sette consiglieri – per montare l’allora governo Lavevaz. Una riunione de facto con un dato successivo: dopo anni di chacun pour soi – il ticket Lanièce-Favre del 2018 vedeva assieme solo Uv e Uvp, assieme a Pd ed Epav – l’estate 2022 ha visto gli sforzi autonomisti concentrarsi assieme sulla coppia di candidati alle Politiche Manes-Vesan.
Con un risultato che ha sorriso solo a metà. E senza contare l’enigmatico manifesto “Orgueil Valdôtain. Omo su de tera!” (lanciato da un unionista storicamente “scettico”, ma sempre unionista: Osvaldo Chabod) , spuntato dal nulla ad inizio 2023, dopo il tentativo di unità (parziale) del 2019 l’obiettivo potrebbe essere già e nuovamente una prova elettorale: le Europee 2024. Ma questa, come si suole dire, è un’altra storia.
Resta però un dubbio, che forse l’assemblea potrà sciogliere: il fatto che anche questa Réunion – proprio come i tentativi andati a vuoto e le varie scissioni degli ultimi quasi vent’anni – non abbia presa. Perché la sensazione è che venga calata dall’alto, definita dagli eletti nelle segrete stanze. E che gli elettori, su una nuova “Grande Union” di ritorno, non abbiano nessuna voce in capitolo.
Una risposta
Articolo bellissimo, grazie. Mi fa rivivere gli anni in cui seguivo la politica con convinzione giovanile, e ce ne voleva di passione per stare dietro a tutti questi volteggi!